GIORNALISTI PER LA PUGLIA PER DIRE BASTA AL DIS-ORDINE

Dopo 4 anni e mezzo si torna a votare per l’Ordine. Il lungo slittamento della scadenza naturale è dovuto all’entrata in vigore della mini-riforma fortemente sostenuta dalla Fnsi e da 12 presidenti di Ordini regionali, fra cui anche quello pugliese. Una mini-riforma che rappresenta l’ennesima occasione perduta per risolvere i veri problemi di una legge professionale non più adeguata ai tempi e che, invece, ha focalizzato l’attenzione unicamente sulla riduzione del numero dei consiglieri nazionali, certamente necessaria ma realizzata in modo pessimo. La Puglia vede falcidiata la sua rappresentanza: da 4 pubblicisti e 2 professionisti, si passa a 1 professionista e 1 pubblicista. La logica che ha animato i sostenitori di questo inciucio è stata quella di mantenere il potere decisionale in mano agli Ordini di Roma e Milano, che hanno ottenuto una posizione predominante grazie ad un cospicuo numero di rappresentanti. Troppo pericoloso individuare un meccanismo che consentisse le aggregazioni su idee e progetti e non attorno ai capibastone. Per non parlare poi del pasticcio delle minoranze linguistiche, che avranno un loro rappresentante a parte, ma per la cui elezione le procedure sono complicatissime e fonte sicura di interminabili contenziosi. Se questa è la realtà a livello nazionale ed è ormai impossibile tornare indietro, si può invece cancellare la nefasta consiliatura che ha distrutto l’Ordine della Puglia. Mai s’era vista una gestione così opaca, clientelare ed inefficiente. A cominciare dall’organizzazione degli uffici: a dicembre andrà in pensione una dipendente, ma non è stata attivata alcuna procedura di legge per sostituirla, poiché si pensa già a piazzare qualcuno al suo posto in barba a ogni selezione di evidenza pubblica. Per non parlare della scandalosa chiusura estiva degli uffici di ben cinque settimane, quasi peggio dei parlamentari, senza pensare ad una rotazione del personale, privando così gli iscritti di ogni contatto con l’istituzione. Una gestione da dilettanti allo sbaraglio, come nel caso della formazione. Centinaia di corsi organizzati sì, ma pochissimi di interesse e utilità per i colleghi: ci si è limitati molto spesso ad accodarsi alle iniziative di altri soggetti. La formazione non è fare la raccolta punti, è un momento di crescita e confronto professionale. Per non parlare poi dell’attività disciplinare, con decine e decine di fascicoli abbandonati nei cassetti e con un Consiglio di disciplina che per oltre un anno e mezzo non si è riunito, nell’indifferenza del presidente regionale. Il quale non ha saputo garantire neppure il ruolo delle minoranze in Consiglio: riunioni lampo, senza alcun dibattito, in cui a colpi di maggioranza ci si limitava a ratificare decisioni assunte in altre sedi. Noi vogliamo dire basta a tutto questo e ripristinare nell’Ordine della Puglia la legalità smarrita dando priorità alle regole e alle leggi e non agli interessi personali di chi continua a propugnare falsi nuovi progetti innovatori. In questa ottica ci proponiamo di: – Dare maggiore rappresentatività in Consiglio non solo al territorio del capoluogo ma anche a quello delle altre province pugliesi, come è giusto che sia per un organismo regionale; – Rendere trasparente ogni scelta e attività del Consiglio attraverso l’istituzione di una newsletter da inviare con regolarità a tutti gli iscritti; – Attivare un gruppo di lavoro che raccolga le esigenze dei colleghi in tema di formazione; – Attivare un gruppo di lavoro che raccolga segnalazioni di possibili violazioni deontologiche da trasferire poi al Consiglio di Disciplina Territoriale per eventuali iniziative disciplinari; – Rilanciare il master in giornalismo puntando a una migliore formazione di base e alla creazione di specializzazioni; – Assistere e supportare in ogni modo consentito dalla legge tutti i colleghi che, pur non avendo un contratto o un lavoro fisso, svolgono con passione e impegno l’attività giornalistica, anche tutelandoli da eventuali querele temerarie; – Individuare e attuare, in sintonia con il sindacato, ogni forma di contrasto – anche attraverso l’attività disciplinare – alla precarizzazione della professione; – Costituire uno “sportello” finalizzato a raccogliere segnalazioni sull’esercizio abusivo del titolo di giornalista da parte di non iscritti all’Ordine e ad adottare azioni conseguenziali; – Adempiere all’obbligo della tenuta dell’albo nel rispetto della legge evitando discriminazioni e favoritismi; – Ridisegnare l’organizzazione degli uffici e il ruolo dei dipendenti per ripristinarne funzionalità ed efficienza; – Impegnare i consiglieri, e soprattutto il futuro presidente, a non essere irraggiungibili ologrammi ma ad incontrare i colleghi, anche organizzando periodicamente riunioni itineranti nell’intera Regione per conoscere le diverse esigenze e realtà; – Impegnare i consiglieri a non assumere incarichi in altri istituti di categoria per evitare, nel cumulo di cariche, conflitti d’interesse e per avere maggior tempo da dedicare all’Ordine; – Riattivare l’organizzazione di quegli eventi celebrativi ed aggregativi che premiano la lunga appartenenza alla professione (targa ai 40 e 50 anni di giornalismo!).

Se condividete questo programma il 1° ottobre ed eventualmente l’8 ottobre votate:

Consiglio Nazionale Pubblicisti: Scisci Vito, consigliere nazionale uscente e presidente della Comm. Amministrativa Consiglio Regionale Pubblicisti: Antonucci Michele, consigliere regionale uscente Bianchi Vito Traversa Michele Revisore dei Conti Pubblicista: Accettura Giuseppe, presidente uscente Collegio Revisori L’Ordine è indispensabile per la qualità e l’autonomia della professione: una cosa troppo seria per essere lasciata nelle mani di chi ha saputo creare solo inefficienze e dis-Ordine