L’icona originale di Maria della Madia sul presbiterio della Cattedrale

Sabato 2 Dicembre alle ore 19.00 l’Icona di Maria Santissima della Madia, quella approdata a Monopoli Novecento anni fa, verrà traslata sul Presbiterio della Basilica Cattedrale.  L’Immagine sosterà lì fino al 13 Gennaio. Sarà bellissimo per tutti fermarsi davanti a quegli Occhi meravigliosi e respirare il profumo della Sua materna protezione. L’evento rientra nei festeggiamenti dei novecento anni dell’approdo, ma ecco un po’ di storia …

 

Bella .. , come si legge ne “La Stella di Monopoli”, la prima frase che ascoltiamo dai visitatori e dai devoti quando ammirano l’icona di Maria SS. della Madia è che è davvero bella. La sacra icona su legno, conservata nella Basilica Cattedrale,  è un’odegitria, una delle diverse tipologie di icone mariane bizantine. Le icone, dal greco eikon che significa immagine, oltre ad essere molto spesso, come nel caso della Madia, delle stupende opere d’arte, non nascono con il fine di essere apprezzate esteticamente, ma con un alto valore simbolico e didascalico che deve indurre il fedele alla preghiera e alla meditazione. L’immagine, appunto, è ciò che rimanda a qualcos’altro. Questo il fine della Madonna Odegitria, in greco colei che indica la via, poiché con la mano indica il Bambin Gesù, via della salvezza per l’umanità. Il Bambin Gesù appare come un adulto in miniatura, vestito di abiti regali, con in mano il rotolo della vita. In questo caso, quindi, il realizzatore dell’icona, non aveva intenzione di esprimere tanto l’essere bambino del Cristo, quanto piuttosto il suo futuro destino di uomo giunto sulla terra con uno scopo ben preciso. L’abito regale, adornato di piccoli soli, testimonia la provenienza divina. La Madonna, dal canto suo, si “limita” semplicemente a sorreggere il bimbo con il braccio sinistro, mentre con la mano destra indica all’uomo la necessità di seguire gli insegnamenti del Figlio, se desidera raggiungere la salvezza….. L’autore/artista nel caso dell’odegitria, non vuole esprimere il rapporto madre/figlio, più evidente nella tipologia di icona mariana detta eleusa, finalizzata invece a sottolineare proprio la forza della maternità di Maria. Qui invece si vuole evidenziare il destino di sofferenza della Madonna e il manto scuro ne vuole essere un segno evidente. Nell’icona ritroviamo anche l’altro elemento tipico, le tre stelle (sul capo e sulle spalle della Madonna) che indicano la verginità di Maria prima, durante e dopo il parto altro dogma che si cercava di trasmettere ai fedeli attraverso la simbologia dell’immagine che, tra l’altro, viene realizzata in maniera tale da fornire allo spettatore la sensazione di essere guardato sempre negli occhi in qualunque posto si fermi per guardarla. Queste poche ma frettolose indicazioni vogliono far ricordare quanto fosse diverso il contesto culturale e religioso, bizantino, che diede vita a questa immagine e quanto forte debba essere il richiamo a leggere i messaggi in essa contenuta, piuttosto che ad apprezzarla solo dal punto di vista artistico. La Madonna giunta a Monopoli nel dicembre del 1117, fu ribattezzata “della Madia”. Non è ancora certo il perché: secondo alcuni poiché la zattera sulla quale giunse nel porto di Monopoli, ricordava ai fedeli la madia sulla quale si faceva lievitare il pane. La madia, infatti, è un cassettone in legno con coperchio che si usava nelle case di campagna per impastare il pane e per custodirvi farina, lievito e altre sostanze alimentari. Il termine màdia, infatti, deriva dal latino magĭda, adattam. del gr. μαγίς -ίδος «pane, madia», affine a μάσσω«impastare». Avere la madia piena, significa, essere ricchi e nel caso di Maria potrebbe significare anche piena di grazia. Ma, secondo altri, “della Madia” potrebbe anche derivare dal termine almàdia (o almàida) s. f. [dallo spagn. e port. almadía, di origine araba]. – Imbarcazione a remi, zattera, un tempo molto usata dagl’indigeni in Africa e in Asia. I giorni 14, 15 e 16 agosto, festa dell’Assunzione di Maria Vergine, rappresentano uno dei momenti più attesi dell’estate monopolitana, sia dal punto di vista della fede e della devozione, sia negli aspetti storici, culturali e turistici. Si tratta della rievocazione dell’approdo sulle coste monopolitane dell’icona di Maria SS. della Madia. L’evento si ripete due volte l’anno, ad agosto e la notte tra il 15 e 16 dicembre, alle prime luci del giorno, quando secondo la tradizione, nel lontano 1117, nell’antico porto di Monopoli approdò una zattera con una bellissima icona bizantina raffigurante la Madonna. L’evento coincise, peraltro, con la fase finale della costruzione della Cattedrale romanica voluta dal Vescovo Romualdo: si racconta che le travi di quella zattera servirono per costruire il soffitto della cattedrale, ancora incompleto per carenza di fondi e legname. Oggi le travi della zattera sono visibili nel primo altare a destra della cattedrale, ancora in perfetto stato di conservazione. La sacra icona, invece, è conservata sempre in Cattedrale nell’altare detto “del Trionfo”, in una posizione dominante all’interno della chiesa. La rievocazione dell’approdo dell’icona è senz’altro uno dei momenti religiosi più sentiti da parte dei Monopolitani, oltre che forte fattore di identità cittadina: migliaia di fedeli e turisti, ogni anno, si assiepano sul porto di Monopoli, attendendo l’arrivo della zattera. La venerata immagine di Maria, prima di toccare le sponde della città, torna per tre volte indietro poiché per tre volte il Vescovo Romualdo non diede credito alle parole del buon Mercurio, il sagrestano al quale la Madonna era apparsa in sogno per annunciargli il suo arrivo. La sacra icona viene poi portata in processione attraverso le vie della città, fino a giungere nella Cattedrale a lei dedicata dov’è quotidianamente custodita. La stanza degli ex voto in Cattedrale attesta miracoli e interventi soprannaturali della Madonna nella storia della città, mentre lo straordinario patrimonio di edicole votive cittadine dedicate a Maria SS. della Madia e le tantissime tele custodite presso le case dei monopolitani, non fanno altro che attestare lo straordinario segno lasciato da quell’evento sulla storia e sulla cultura cittadina.

Cosimo Lamanna