Monopoli: se parliamo di tradizione, chiamiamoli Falò di San Giuseppe

Con il termine tradizione si indica la trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze e anche le memorie così conservate. A Monopoli questa sera si celebrerà  La Notte dei fuochi, terza edizione di una manifestazione che si svolge nel centro storico della città, promossa e patrocinata dall’Amministrazione Comunale. Da appassionato di storia locale, pur apprezzando la manifestazione e complimentandomi con chi la organizza, non posso che evidenziare quella che a mio avviso è una rottura con  la vera tradizione cittadina. Già il fatto che si parli di terza edizione non consente l’utilizzo della qualifica di tradizione, poiché, come su evidenziato, per tradizione si intende appunto la trasmissione da una generazione a quelle successive. Un esterno, un turista, potrebbe pensare che l’evento sia nato solo tre anni fa, mentre le sue radici sono molto più antiche, se andiamo a cercarne l’appellativo esatto; Quelli che oggi sono chiamati semplici fuochi, titolo dal suono un po’ troppo commerciale, sono in realtà quello che resta della tradizione dei Falò di San Giuseppe, per qualche anno impediti per motivi di sicurezza, che unitamente ai presepi natalizi, rappresentavano una delle manifestazioni spontanee del centro storico monopolitano, così come dell’agro. L’usanza, o tradizione, era legata fino a qualche anno fa alla festa di San Giuseppe, venerato a Monopoli nella chiesa barocca di San Leonardo, nel borgo antico. La Confraternita di San Giuseppe, peraltro, era parte attiva nell’organizzazione di eventi collegati all’usanza spontanea di accendere i falò. La tradizione vuole che nel centro storico, in periferia e nelle campagne monopolitane, vengano accatastati, secondo una ritualità spontanea, quantità più o meno alte di legna da ardere in occasione della festa. Non manca chi, approfittando dei carboni ardenti e fedele alla tradizione, offre prodotti locali, dalla carne arrosto ai ceci, anch’essi arrostiti come la più rigida tradizione richiede. La tradizione dei falò, con molta probabilità, è il retaggio di culti pagani praticati in occasione dell’arrivo della primavera. Il fuoco in tal senso andrebbe a scacciare il gelo dell’inverno e contestualmente aprirebbe le porte all’arrivo della primavera, con il risveglio della natura, visivamente associabile alla canna fiorita raffigurata nelle mani di San Giuseppe. Nel 1998 l’amministrazione comunale, senza interferire nell’usanza spontanea dei falò, si era limitata a organizzare un concorso falò dell’accoglienza, durato diversi anni, nel quale venivano premiati i falò che meglio si erano distinti per l’accoglienza mostrata agli ospiti, in città così come in campagna. Di tutto questo, oggi, non resta più nulla, e la tradizione ha lasciato spazio ad una manifestazione senz’altro bella, ben organizzata, ma che forse dovrebbe cercare di recuperare quella spontaneità che da sempre l’aveva caratterizzata e, soprattutto, cercare di uscire da un recinto, quello del centro storico cittadino, che rischia da farla avvertire come una manifestazione ristretta solo ad una parte della città e non come quella tradizione che tutti ricordano e che abbracciava tutto il territorio monopolitano e poi, perché non legarla a San Giuseppe come un tempo? La Pro Loco e Operatori del centro storico, organizzatori dell’evento, spero sappiamo recuperare le radici della nostra storia. L’appuntamento è, comunque, per questa sera alle ore 19.00 con l’accensione dei falò.

Cosimo Lamanna