Gioia, la questione sanità agita l’opposizione

di ANTONELLA CAMPAGNA – La minoranza consiliare e non, composta da Movimento Prodigio, Associazione Città di Tutti – La Bottega, Movimento 5stelle e Partito Democratico, in questi giorni ha scritto una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Comunale ed al Presidente della Commissione Speciale Sanità, per chiedere la convocazione urgente della “Commissione comunale speciale sanità”. L’obbiettivo è di intraprendere un percorso comune e condiviso con tutte le forze politiche ed i cittadini in vista della prossima scadenza per la presentazione di candidature dei Progetti PNRR riguardo la Missione 6 Sanità. L’urgenza nasce dalle notizie di stampa che non riportano il comune di Gioia del Colle tra quelli candidati per la realizzazione di “Ospedali di Comunità” o di “Case di Comunità”.

L’argomento sanità è sempre stato un argomento caldo per Gioia, la chiusura dell’ex Ospedale Paradiso non è mai stata metabolizzata dalla cittadinanza e, molte volte, questo tema è stato il cuore dello scontro politico cittadino fatto di accuse e recriminazioni reciproche tra le forze in campo.

Abbiamo voluto confrontarci su questo problema con Donato Paradiso, non solo consigliere comunale firmatario della lettera ed ex candidato sindaco per la coalizione di centrosinistra, oggi all’opposizione, ma anche uno dei politici gioiesi presenti sulla scena da più tempo. Abbiamo posto a lui le domande che gran parte dei cittadini si fanno in questo momento.

Consigliere, siete opposizione al Comune ma i vostri referenti politici regionali sono in maggioranza, per loro vi siete spesi durante le scorse elezioni. Più che chiedere la convocazione della commissione speciale sanità, perché non avete pensato di coinvolgere pubblicamente i vostri punti di riferimento in Regione?

Innanzitutto perché quella commissione fu istituita con il compito di approfondire tutte le tematiche che riguardano la sanità a Gioia del Colle, poi siccome sono presenti all’interno della commissione tutte le forze politiche del Consiglio Comunale riteniamo che proprio per il suo tramite si possa sviluppare un’azione comune. Anche perché vogliamo che sul problema della salute ci sia il massimo di unità da parte di tutte le forze presenti sia in Consiglio Comunale che nella città. In seguito, attraverso la commissione, agiremo presso gli organi regionali, presso le forze politiche presenti sia nella maggioranza che nella minoranza nel governo regionale. Però riteniamo che ci debba essere un passaggio anche istituzionale, non può esserci soltanto un rapporto privatistico tra le forze politiche.

L’attuale assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, fu coautore del piano di riordino ospedaliero voluto dall’allora governatore Fitto. Quel piano portò ad un progressivo depotenziamento del nosocomio gioiese fino alla sua chiusura. Cosa vi fa credere che abbia cambiato idea rispetto ad allora?

Sono passati 20 anni e si è visto il fallimento di quel progetto, che prevedeva il depotenziamento di alcuni ospedali e l’accentramento delle eccellenze in altri, però non aveva di pari passo un progetto di sviluppo della sanità territoriale. Penso che dopo venti anni si è capito che, se non si sviluppa la sanità territoriale, se non si sviluppa sul territorio un discorso di prevenzione, non si va da nessuna parte. Spero che lo abbia capito anche il nuovo assessore regionale, anche perché un assessore non può fare tutto di sua iniziativa deve seguire delle linee che sono decise a livello di maggioranza regionale.

Oggi ci troviamo difronte ad una sorta di gioco di specchi rispetto a 20 anni fa. Chi era all’opposizione allora, oggi è maggioranza e viceversa chi era maggioranza allora, oggi è all’opposizione. Anche i protagonisti sono pressoché gli stessi, lei e Palese ne siete la dimostrazione. 20 anni fa le proteste di piazza non portarono a nulla, né ci fu, sul tema della sanità, collaborazione tra opposizione e maggioranza. Oggi perché dovrebbe essere diverso?

Secondo me ci sono due aspetti che fanno la differenza rispetto al passato. Il primo è la maggiore consapevolezza dei problemi, adesso si è capito che bisogna sviluppare la sanità sul territorio; il secondo è che ci sono attualmente moltissimi fondi stanziati dal PNNR che danno la possibilità di poter progettare finalmente le diverse iniziative sul territorio quali, per esempio, gli ospedali di comunità o le case di comunità che, a mio parere, rappresentano la possibile soluzione per tante problematiche.

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