Monopoli, parco in via A. Grandi, un Cavallo di Troia?

Riceviamo e pubblichiamo nota di un lettore dott. Paolo Muolo, che ci scrive relativamente alla questione parco urbano

 

IL PARCO DI VIA GRANDI, UN CAVALLO DI TROIA?

Egregio Direttore,

in questo scritto espongo il mio bilancio sul recentissimo progetto, pomposamente denominato dall’Amministrazione comunale PARCO URBANO da realizzare nella pineta di via Grandi, soffermandomi sul perché Monopoli stia subendo la mutilazione di una parte delle alberature per realizzare un parcheggio.

Quando giungono tempi complessi, può accadere che, nelle stanze di comando, alcuni indugino a generare (finte) bellezze raggiungendo l’obiettivo di soddisfare un bisogno, un favore concesso a un potente o a un imprenditore amico, trascurando le differenze fra ciò che è moralmente lecito da ciò che non lo è. E non ci si nasconda dietro il senso comune pacificamente accettato secondo cui l’uomo politico può comportarsi in modo difforme dalla morale comune.

Numerose e notevoli sono le fattezze del Parco decantate dai rappresentanti dell’Amministrazione comunale: una piazzetta, area giochi per bambini, illuminazione notturna, chiosco, pista ciclo pedonale, panchine, un’area dog. Poi, trattandosi di un Parco, non può mancare un parcheggio. Ma manca lo spazio per il parcheggio, e allora? semplicemente, il progetto prevede l’abbattimento di un gran numero di pini. Azione biasimevole ma necessaria, a parere dell’Amministrazione comunale, per dotare la città della bellezza di un (finto) bel Parco.

Nel dialogo civilissimo con l’Amministrazione comunale, i residenti di via Grandi fanno notare l’assurdità dell’espianto dei pini per farvi alloggiare un parcheggio portatore di danni all’ambiente. Essi fanno notare l’assurdità di un’operazione consistente nella rarefazione dell’ossigeno emanato dalle piante estirpate e l’immissione nell’ambiente dei gas di scarico emanati dalle auto parcheggiate.  Il Comune, varia alcuni contenuti del parco e, tramite l’Assessore ai Lavori Pubblici, comunica la tediosa nenia che si procederà all’impianto di 18 alberi e 600 nuovi arbusti in sostituzione dei pini eradicati, come già ripetuto altre volte, e che i lavori continueranno. Il che sta a significare che il parcheggio si farà e, a questo punto, può ben dirsi che è l’unico e inalienabile vero obiettivo dell’operazione parco.

Va altresì notato che la pineta dispone di un altro parcheggio posto all’estremità opposta con le stesse dimensioni di quello che si intende realizzare. Ci troveremo così di fronte a una piccola pineta, di circa un ettaro, con un parcheggio a SUD-EST, ulteriormente ridotta per consentire l’introduzione di un altro parcheggio a NORD-OVEST.

Il Parco non mi sembra affatto il regalo alla città come invece recita la propaganda, ma un CAVALLO DI TROIA che menti raffinate dell’Amministrazione comunale hanno escogitato per rendere quasi invisibile la realizzazione di un devastante parcheggio. L’obiettivo finale dell’Amministrazione comunale non è il Parco ma la realizzazione del parcheggio altrove omesso.

Dev’essere successo che nelle costruzioni di cui alle licenze concesse dal comune di Monopoli in questi ultimi anni, per una svista, imputabile molto probabilmente all’Amministrazione comunale, un parcheggio non sia stato realizzato da un’impresa,

oppure

nel concedere una licenza, l’Amministrazione comunale abbia dimenticato di corredarlo del parcheggio previsto dalla normativa edilizia,

oppure

per ragioni a noi sconosciute, un parcheggio sia stato omesso non sappiamo dove.

A questo punto l’Amministrazione comunale, costretta a colmare la lacuna, deve assolutamente pareggiare il conteggio dei parcheggi realizzando nella pineta di via Grandi quello omesso, incurante se, di questa, deve sventrare una parte. Evidentemente vincoli a noi sconosciuti impediscono di realizzarlo altrove.

Per questa ragione salta fuori l’ingegnosa trovata del CAVALLO DI TROIA ovvero il progetto farsa del parco, il quale ha la funzione di indorare il parcheggio e renderlo accettabile.

Progettare soltanto il parcheggio sarebbe stato sgradevole, poco elegante e improponibile.

I residenti del quartiere di via Grandi accetterebbero volentieri il parco privo, però, del dannoso parcheggio migrante.

Il CAVALLO DI TROIA è l’invenzione delle genti mediterranee. È il simbolo omerico dell’astuzia che viene esibita, come nell’Odissea, in momenti particolarmente difficili solo per scopi ostili e mai per sublimare azioni di valore morale.

Anche questa volta è portatore di distruzione (di pineta) e di dolore e danni (gas di scarico del parcheggio).

Quando si costruisce una chiesa, gli architetti fanno uno sforzo mentale notevole per creare un ambiente nel quale possa esplodere il miracolo della fede anche nei miscredenti e che nei credenti provochi un momento di abbandono vissuto come la rinuncia alla propria individualità nel tentativo di percepire l’ineffabile con un lampo di sublime.

Quando, invece si progetta un’opera pubblica gli impegni degli architetti sono molto più leggeri. Devono soltanto mirare alla bellezza e al desiderio di inorgoglire e allietare i destinatari.

Sfondare una pineta con un parcheggio non è classificabile nella storia delle arti.

E ove dovesse realizzarsi l’irreparabile un giorno non lontano lo tsunami della memoria corta, farà cadere nell’oblio il grave danno di un parcheggio inutile e di una selvaggia mutilazione di una bella pineta subiti da una città a vocazione turistica fortemente voluto da amministratori, forse, più che distratti.

 Chiudo rendendo onore agli oppositori del Parco per la mitezza con la quale si stanno occupando del problema e per la forza con cui reprimono la rabbia che scaturisce dall’insipienza di molti. Ricordando a tutti che la mitezza non è debolezza.

 

Paolo Muolo

 

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