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Il Colonnello Angelo Jannone premiato tra le “Eccellenze al Timone” a Campobasso

Dalla lotta alla mafia con Falcone alla tutela della sicurezza economica: la storia di un carabiniere che ha scelto di servire lo Stato in silenzio, premiato ora tra le “Eccellenze al Timone” a Campobasso

C’è un’Italia che non fa rumore. Un’Italia che non si racconta, ma agisce. È l’Italia dei servitori dello Stato che scelgono la legalità, la giustizia, la coerenza, anche quando questo significa rinunciare a una vita normale. Tra loro c’è Angelo Jannone, colonnello dei Carabinieri, protagonista assoluto della IV edizione del Premio “Eccellenze al Timone” tenutasi a Campobasso.

La sua è una carriera che si legge come un romanzo d’inchiesta. Corleone, primi anni ’90: Jannone è lì, a dirigere il nucleo operativo dei Carabinieri nel pieno della guerra di mafia. Collabora con Falcone, affronta Cosa Nostra, vive sotto scorta. Ma non arretra. È un uomo abituato al fronte, non alle passerelle.

A Campobasso, il premio consegnato dal Presidente della Provincia, rappresentava la fatica, il rischio, la dedizione, la solitudine di chi non cerca visibilità ma verità.

Negli anni ha cambiato ruoli e incarichi, ma non la bussola morale. Ha guidato operazioni complesse contro le frodi fiscali, il traffico internazionale, il crimine economico. Sempre con un approccio fatto di rigore e umanità. Oggi continua a studiare, a scrivere, a raccontare la legalità ai giovani.

Tra i premiati anche nomi eccellenti delle istituzioni: il Comandante Generale dell’Arma Salvatore Luongo, l’avvocato dello Stato Gaetana Natale, il questore Antonio Pignataro, il Prefetto Michela Lattarulo e la psicoterapeuta Alessandra D’Alessio. Ma è Jannone a incarnare, con la sua biografia, la metafora più potente di una resistenza quotidiana contro l’illegalità.

L’iniziativa, promossa da Europe Direct e dalla Consigliera alla Parità Giuditta Lembo, ha voluto premiare non solo carriere eccellenti, ma modelli etici da trasmettere alle nuove generazioni. Jannone è oggi un simbolo discreto di questa Italia che non si arrende.

E mentre la platea si alzava in piedi per applaudirlo, il suo sguardo restava lo stesso di sempre: vigile, grato, essenziale. Il volto invisibile del coraggio. Quello che non cerca i riflettori, ma cammina ogni giorno accanto alla legalità. In silenzio, ma lasciando tracce profonde.

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