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CNDDU: sul divieto di smartphone a scuola serve un approccio educativo e integrato

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) interviene nel dibattito sull’uso dei cellulari a scuola, ricordando che la dipendenza da smartphone tra i giovani è ormai un’emergenza sociale, sanitaria ed educativa.

I dati parlano chiaro: già nel 2022 uno studio in Sicilia mostrava che il 30% degli studenti presentava segnali di dipendenza. Oggi l’81% dei giovani tra i 16 e i 35 anni si considera dipendente, con conseguenze su sonno, ansia, rendimento scolastico e relazioni sociali. Preoccupante anche l’uso precoce: il 43% dei bambini tra i 6 e i 10 anni usa quotidianamente uno smartphone. Ricerche recenti confermano inoltre un aumento del rischio di ideazione suicidaria tra chi sviluppa un utilizzo compulsivo.

Il divieto nelle aule, sottolinea il CNDDU, non può limitarsi a una misura disciplinare: la normativa (D.P.R. 249/1998 e 235/2007) impone che le sanzioni siano proporzionate, temporanee ed educative. La questione riguarda diritti fondamentali come la salute (art. 32 Cost.), l’istruzione (art. 34 Cost.) e la formazione della personalità (art. 2 Cost.).

Per questo, accanto al divieto, servono percorsi di prevenzione, educazione digitale e sostegno psicologico, con programmi ministeriali, formazione per docenti e sportelli di ascolto per studenti e famiglie. Solo una strategia integrata – giuridica, pedagogica e sanitaria – può trasformare il problema in un’opportunità educativa.

«Il divieto – conclude il CNDDU – deve diventare parte di un progetto di cittadinanza digitale responsabile, capace di promuovere resilienza, consapevolezza critica e benessere. La scuola, comunità educante, ha il compito di affrontare queste sfide con umanità, rigore e coraggio pedagogico».

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