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Cultura e intrattenimento, giochi tradizionali pugliesi: quali sono?

Foto di Luisella Planeta LOVE PEACE 💛💙 da Pixabay

La Puglia è una delle regioni italiane dove le tradizioni, in senso lato, sono più radicate e tramandate. La ricca cultura del territorio fatta di eventi culturali e gastronomia, comprende ovviamente anche svariati giochi tradizionali pugliesi, che hanno accompagnato l’infanzia e il tempo libero di intere generazioni, e che sono tuttora popolari. Prima dell’avvento delle piattaforme digitali, ai bambini scendevano in strada e nelle piazze e si divertivano con pochi oggetti semplici, come ad esempio pietre, bastoni, trottole o mazzi di carte. Oggi, questi passatempi rappresentano un patrimonio culturale che racconta la storia della Puglia. Ecco dunque una serie di giochi della tradizione pugliese.

Piattino

Piattino è probabilmente il gioco di carte più noto della tradizione pugliese e prende il nome dall’oggetto posto al centro del tavolo, fondamentale per giocare. Si stabilisce la puntata da fare e poi i giocatori si affidano, uno alla volta, alla fortuna e alle carte. Con le carte alte si può pescare dal piattino, mentre con quelle basse si versa la quota accordata. La sorte è protagonista assoluta, senza alcuna strategia, e questo rende Piattino un gioco semplice ma bello e imprevedibile. I giochi di carte resistono anche al tavolo tra amici nonostante lo sviluppo e la diffusione di piattaforme digitali: nell’offerta di un casino online sono spesso disponibili tutti i giochi di carte più popolari come Scopa, Briscola e Tressette, ma anche il Solitario. È la dimostrazione di come le carte rimangano, da secoli, uno degli strumenti più amati dell’intrattenimento italiano, in grado di adattarsi ai tempi pur conservando la loro essenza.

La Trottola

Tra i giochi tradizionali pugliesi c’è poi la Trottola, conosciuta anche con il termine dialettale ’u currucule, è uno dei giochi più iconici e antichi della tradizione popolare. Si tratta di un piccolo oggetto di legno a forma conica con una punta in metallo, attorno al quale viene arrotolata una cordicella. Per avviare la rotazione, il giocatore tira con decisione la corda dall’alto verso il basso, liberando la trottola che inizia a girare vorticosamente. La bravura si misurava nella capacità di farla ruotare il più a lungo possibile, o di raccoglierla sul palmo della mano mentre ancora girava. Alcuni bambini più esperti riuscivano persino a compiere piccole acrobazie, richiamando la trottola con la corda mentre era ancora in movimento. Oggi, sebbene il gioco sia diventato raro, in alcune zone si organizzano ancora competizioni che ricordano i vecchi campionati amatoriali, in cui il divertimento non era tanto vincere, ma vedere fino a dove si poteva spingere l’abilità di ciascun giocatore.

Il gioco delle 5 pietre

Non si può a questo punto non menzionare il gioco delle 5 pietre, chiamato anche Tuddhri, che era uno dei passatempi più diffusi nei vicoli pugliesi. Per giocare bastavano cinque sassolini che si sceglievano dalla strada e poi si tratta di avere grandi abilità e managgevolezza. Il giocatore lanciava in aria una pietra e, mentre questa era sospesa, cercava di raccoglierne altre da terra, aumentando progressivamente il livello di difficoltà. Nella prima si raccoglieva una pietra per volta, nella seconda due, e così via fino a concludere con tutte e cinque. Vinceva chi riusciva a completare più combinazioni senza far cadere i sassolini. Questo gioco è tornato ultimamente di moda grazie alla serie tv “Squid Game” che lo inserisce tra i giochi che devono fare i protagonisti per sopravvivere: in quel caso viene presentato con il nome ‘Gonggi’ ma le regole sono le stesse.

Campana

Infine, Campana è uno dei giochi di strada più conosciuti, diffuso in tutta Italia ma molto praticato anche in Puglia. Per cominciare bastava disegnare con un gesso uno schema a rettangoli numerati sul selciato. Ogni giocatore aveva a disposizione una pietra da lanciare all’interno di uno dei riquadri e l’obiettivo era completare il percorso saltando in equilibrio, senza però calpestare le linee e recuperando il proprio sasso senza cadere o uscire dal tracciato. Il gioco sembra facile ma nascondeva diverse insidie. Intanto, nei rettangoli singoli si saltava con un piede solo, mentre in quelli affiancati bisognava divaricare le gambe e atterrare in modo stabile. Vinceva chi riusciva a completare il percorso senza errori e senza cadere l’equilibrio. Ancora oggi, seppur meno comune, questo gioco resiste ed è simbolo di divertimento semplice e collettivo, legato alla creatività e alla condivisione degli spazi urbani.

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