Le parole del Segretario Generale e Presidente Nazionale dell’APAMRI nel ventiduesimo anniversario della strage: «Il loro sacrificio continui a ispirare un’Italia che crede nella pace».
Nel ventiduesimo anniversario dell’attentato di Nassirya, l’APAMRI ha voluto rendere omaggio ai 19 italiani caduti il 12 novembre 2003 durante la missione internazionale di pace in Iraq.
Un tributo sentito, carico di commozione, al rondò “Martiri di Nassirya” di Andria, dove si sono ritrovati rappresentanti delle istituzioni, delle forze armate, del mondo scolastico e delle associazioni d’arma per rinnovare il ricordo di quella tragica giornata.
Il Presidente Nazionale Cav. Uff. Riccardo Di Matteo ha ricordato il coraggio dei militari italiani, impegnati in una missione di peacekeeping e di ricostruzione sotto l’egida dell’ONU, che pagarono con la vita il loro servizio:
«I nostri militari erano in Iraq per una missione di pace, per aiutare un Paese ferito a ritrovare stabilità. Hanno compiuto il loro dovere fino in fondo, pagando con la vita la fedeltà ai valori della libertà e della solidarietà. Il loro sacrificio è un esempio che le Istituzioni devono ricordare per sempre».
Di Matteo ha poi ricordato l’attacco, «un camion imbottito di tritolo lanciato contro la base dei Carabinieri di Nassirya», che segnò profondamente la coscienza nazionale:
«Fu un colpo al cuore del nostro Paese, ma anche la prova del coraggio e della dedizione di uomini che hanno servito l’Italia con onore e spirito di sacrificio».
Il Segretario Generale Comm. Dott. Michele Grillo ha ribadito il valore morale della memoria:
«I caduti di Nassirya ci ricordano che la pace non è mai scontata, ma si costruisce con impegno, responsabilità e solidarietà. Preservare la memoria significa anche promuovere, attraverso la cultura e l’educazione civica, i principi di pace, dialogo e rispetto reciproco».
Grillo ha concluso con un appello rivolto alle nuove generazioni:
«Il loro esempio non deve restare confinato nel ricordo, ma trasformarsi in un impegno concreto per costruire un mondo più giusto e pacifico».



















