La prevenzione che cresce, i numeri che diventano scelte, la sanità che prova a farsi sempre più giusta partendo dai dati. È in questo solco che si inserisce il Bilancio di genere della ASL di Bari, adottato anche per il 2025 come strumento strutturale di governo e programmazione dei servizi, capace di orientare politiche sanitarie più eque, accessibili ed efficaci per l’intera popolazione. Il documento assume il genere come determinante di salute e consente di leggere in modo più puntuale come donne e uomini accedono ai servizi, partecipano ai programmi di prevenzione e utilizzano le cure. Un’analisi che supera la semplice rendicontazione e diventa base concreta per definire priorità, allocare risorse e rispondere in maniera più appropriata ai bisogni di salute dei cittadini.
“Il Bilancio di genere è entrato ormai in modo strutturale nelle politiche di bilancio di un’azienda pubblica come la nostra, in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con l’Agenda 2030”, spiega la direttrice amministrativa della ASL Bari, Rachele Popolizio. “Abbiamo anticipato questo percorso adottando la valutazione dell’impatto di genere in tutte le fasi, dalla programmazione al monitoraggio fino alla valutazione ex post, per orientare le risorse, superare approcci frammentati e introdurre, se necessario, correttivi mirati”.
La ASL Bari opera su un territorio che supera 1,22 milioni di abitanti, con una popolazione a prevalenza femminile pari al 51,2%. Nel corso dell’anno sono state erogate oltre 7,7 milioni di prestazioni ambulatoriali a 435.761 utenti, con una quota del 58% a favore delle donne. Anche l’attività ospedaliera restituisce un quadro articolato: nel 2024 sono stati effettuati 46.231 ricoveri ordinari riferiti a 35.806 utenti, con una distribuzione complessivamente equilibrata tra i generi.
È nell’ambito della prevenzione che il Bilancio di genere mostra con maggiore evidenza la sua ricaduta diretta sulla vita delle persone. Superata la fase pandemica, nel 2024 gli screening oncologici femminili registrano un netto rafforzamento. Lo screening per il carcinoma della cervice uterina raggiunge un’estensione del 98,4% della popolazione target residente, mentre lo screening mammografico consolida la ripresa avviata dal 2022, grazie al progressivo aumento degli inviti e dell’adesione delle donne tra i 50 e i 69 anni: l’estensione si attesta al 76,41% e l’adesione al 57,47%. Dati che consentono di affinare le strategie di prevenzione e ridurre le disuguaglianze di accesso.
“Il Bilancio di genere permette di leggere i dati sanitari in modo più aderente ai bisogni delle persone e di orientare prevenzione e cure con maggiore appropriatezza”, sottolinea la direttrice sanitaria della ASL Bari, Rosella Squicciarini. “Le evidenze su screening e vaccinazioni dimostrano che un approccio basato sui dati migliora l’accesso ai servizi e contribuisce a ridurre le disuguaglianze di salute”.
Le analisi mostrano inoltre una maggiore adesione femminile alle vaccinazioni nelle fasce di età adulta e anziana, in particolare per l’antinfluenzale e per l’Herpes Zoster, elementi che permettono di progettare campagne sempre più mirate e migliorare la copertura complessiva. Il documento approfondisce anche l’assistenza domiciliare integrata, che nel 2024 ha coinvolto prevalentemente donne, in linea con l’andamento demografico e l’invecchiamento della popolazione, oltre all’analisi delle esenzioni ticket: risultano esenti per patologie croniche e invalidanti 194.317 donne e 161.835 uomini, mentre le esenzioni per condizioni economiche riguardano 311.174 donne e 276.281 uomini, dati che orientano la programmazione dei servizi territoriali e le politiche di contrasto alle disuguaglianze.
Accanto allo sguardo rivolto ai cittadini, il Bilancio di genere fotografa anche il contesto interno dell’azienda. Nel 2024 la ASL Bari conta oltre 9.200 dipendenti, con una prevalenza femminile di circa il 65%. Le donne rappresentano il 59% della dirigenza, ma la loro presenza si riduce nei ruoli apicali, attestandosi al 22% tra i direttori di Unità Operative Complesse e al 14% tra i direttori di Dipartimento, confermando la necessità di rafforzare le politiche di pari opportunità e valorizzazione delle competenze.
Un segnale di avanzamento arriva infine dalle commissioni di concorso, dove nel 2024 cresce la presenza femminile rispetto all’anno precedente, a testimonianza di una maggiore attenzione all’equilibrio di genere nei processi di selezione e valutazione. Numeri che raccontano una sanità che, partendo dai dati, prova a diventare sempre più equa e vicina alle persone.















