Un mare di plastica, ma senza garanzie per la salute. È quanto hanno scoperto i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (NAS) di Bari, impegnati in una nuova operazione a tutela della sicurezza alimentare. In una rivendita all’ingrosso della provincia, i militari hanno rinvenuto oltre 400 mila materiali e oggetti destinati al contatto con alimenti (M.O.C.A.) — tra piatti monouso, pellicole e buste — risultati privi di etichettatura e delle dichiarazioni di conformità previste dalla legge.
Un’irregolarità tutt’altro che formale, perché quei prodotti — sprovvisti degli elementi minimi di tracciabilità — avrebbero potuto rappresentare un serio rischio per la salute dei consumatori, se immessi sul mercato. Da qui il sequestro amministrativo ai fini della confisca e la contestazione di sanzioni per circa 20 mila euro al titolare dell’attività, che è stato segnalato alle autorità sanitaria e amministrativa competenti.
Secondo le stime degli investigatori, la merce, se venduta, avrebbe potuto fruttare oltre 200 mila euro. Un business apparentemente “innocuo”, ma che nasconde insidie gravi legate alla mancanza di controlli sui materiali a contatto diretto con cibi e bevande.
Il blitz rientra in una più ampia attività di prevenzione condotta dal NAS di Bari, che nell’ultimo anno ha già portato al sequestro di circa 11 milioni di materiali per alimenti, per un valore commerciale complessivo di oltre 5 milioni di euro, e all’irrogazione di sanzioni amministrative per circa 200 mila euro.
Una lotta silenziosa ma costante, quella dei Carabinieri del NAS, contro un fenomeno spesso invisibile ma potenzialmente pericoloso: quello dei prodotti non conformi destinati al contatto con il cibo. Una battaglia quotidiana per garantire ai cittadini ciò che dovrebbe essere scontato — la sicurezza a tavola.















