Xylella fastidiosa: alla camera i produttori olivicoli allineati al mondo scientifico nel chiedere interventi immediati ed organici

Mettere in pratica le misure necessarie e indicate dalla ricerca scientifica, concentrarsi sul Piano olivicolo nazionale, sollecitare le ordinanze dei Sindaci e togliere i contributi PAC a chi non rispetta le “buone pratiche” agricole tra le indicazioni dei produttori olivicoli

In Commissione Agricoltura, nell’ambito dei lavori della indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa in Puglia, è la volta degli olivicoltori. All’audizione alla Camera, tenutasi nel pomeriggio di mercoledì 19 settembre, hanno preso parte gli esponenti di Unaprol (Unione nazionale tra le associazioni di produttori di olive), CNO (Consorzio Nazionale Olivicoltori), AIFO(Associazione Italiana Frantoniani Oleari), Unasco e Federdop Olio. Ad emergere è una chiara ed indistinta linearità di pensiero e comunione d’intenti tra il mondo scientifico e quello produttivo, con l’unanime coro del “bisogna fare presto senza perdere altro tempo”. L’intervento più accorato è stato sicuramente quello di Gennaro Sicolo, Presidente CNO, a cui i deputati della Commissione Agricoltura hanno tributato un applauso di sostegno e di vicinanza. Sicolo si è scagliato contro i “santoni nullafacenti che hanno condizionato le scelte politiche, gente che non sa neppure come è fatto un albero” nonché contro “la politica di ogni livello e anche qualche organizzazione agricola che hanno avallato comportamenti inadeguati e risposte non all’altezza causando un danno incalcolabile agli olivicoltori e alla nostra terra. Nessuno deve pensare di sfuggire alle proprie responsabilità. Per noi abbattere un olivo, seppur infetto è un dolore immenso ma ne vale del futuro dell’olivicoltura italiana. Le procedure vanno semplificate – ha concluso Sicolo (CNO) – e va posta attenzione sulle buone pratiche agricole e sui doveri degli amministratori locali nelle opere di pulizia dei campi e delle strade per arrestare l’avanzata del batterio, financo con il taglio dei fondi PAC a chi non ha rispettato le condizionalità”.

Dall’audizione dei produttori sono emerse, inoltre, preoccupazioni sempre più concrete come il rischio di una produzione olivicola pari a zero in Salento, soprattutto per la parte jonica, l’impossibilità per la gran parte dei 650 frantoi che ricadono nelle aree colpite di poter lavorareconcretamente con 70 milioni di euro di danno per il fatturato della sola molinatura e circa 200 milioni di euro di valore della produzione andato perso. “Qui abbiamo ricadute occupazionali pari ad almeno 50 stabilimenti ILVA – ha dichiarato Elia Pellegrino (vicepres. AIFO) –con un terzo dell’olivicoltura pugliese, cuore pulsante del comparto italiano, andata persa”. Sempre più necessari i “reimpianti ma anche gli innesti degli olivi millenari con le varietà resistenti come la Leccino o la FS17 – ha ribadito invece David Granieri (Unaprol) – C’è bisogno, poi, di interventi strategici a livello nazionale dedicati all’olivicoltura”.

Serve attuale concretamente il Piano olivicolo nazionale rimasto lettera morta con lo scorso Governo – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S), relatore dell’Indagine Conoscitiva della Commissione Agricoltura – con interventi dedicati direttamente ai produttori che possano rilanciare il comparto dell’oro verde dove l’Italia non può perdere posizioni a livello mondiale sia per quantità sia per qualità. Dobbiamo cercare di mettere in pratica tutto ciò che è necessario per non permettere al batterio di sconfinare in altre regioni o nel nord barese altamente vocato all’olivicoltura. Basta l’esempio citato in audizione della città di Andria dove il 51,7% del reddito è olivicolo-oleario a far comprendere l’entità dell’emergenza – prosegue L’Abbate (M5S) – che non è più economico-commerciale bensì sociale. Si perdono giornate lavorative, aumenta la disoccupazione, si perdono anche i sussidi agricoli esistenti e crolla al contempo l’intero indotto. Ad iniziare dai frantoi che già devono subire la stangata di una normativa antincendio che li paragona alle pompe di benzina e su cui è il caso di intervenire. A questa tragedia socio-economica – conclude il deputato 5 Stelle – bisogna porre un argine senza ulteriori indugi”.

L’Indagine Conoscitiva della Commissione Agricoltura prosegue settimana prossima con ulteriori audizioni ma mira a conclude il proprio iter entro fine anno.

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