Il 4 novembre, perchè “festeggiare”?

“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie”.

Sono i versi della poesia “Soldati” di Giuseppe Ungaretti, poeta ermetico che prese parte direttamente alla prima guerra mondiale, vivendo direttamente il dramma di quei giovani che, come foglie vacillanti sugli alberi d’autunno, scoprirono drammaticamente la precarietà della loro esistenza in quelle trincee

Anche quest’anno è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, poco più che una prassi ormai, senza alcun riferimento al significato e ai motivi della ricorrenza. A Monopoli, come in tanti altri centri, la celebrazione si sono risolte nella classica deposizione della corona d’alloro e qualche discorso di circostanza sull’importanza delle forze armate. Il presente non vuole essere una critica quanto fatto per pura formalità, ma vuole essere un richiamo a quello che effettivamente rappresenta il 4 novembre per l’Italia, la fine di quella sanguinosa guerra di Trincea che sterminò tantissimi giovani partiti per il fronte austriaco. Con un’offensiva iniziata il 24 ottobre del 1918, l’esercito italiano vince la Prima Guerra Mondiale. L’armistizio venne firmato il giorno 3, da Pietro Badoglio e dal generale austriaco, Victor Weber von Webenau e fissa al 4 novembre la cessazione delle ostilità.  Il 4 novembre è l’anniversario della vittoria del 1918, al termine della prima guerra mondiale, è la vittoria dell’Italia risorgimentale e dell’unità nazionale con il contributo delle forze armate e dei tanti che lì, vi persero la vita. E allora solo ricordando a cosa è legata la ricorrenza si può essere in grado di capire i perchè delle celebrazioni e solo così si può evitare che il tutto si riduca a pratiche puramente formali. Celebrare il 4 novembre significa credere, acora oggi che gli ideali di patria e di unità nazionale sono ancora vivi, significa tramandare il ricordo ai giovani, perchè la vera storia è quella che si apprende dalle testimonianze e non solo dai libri.

Cosimo Lamanna