Monopoli: riflessione sui pensionati di Walter Laganà

Gentile Direttore,

prima che l’attuale governo applichi ancora, come è stato paventato dalla stampa nazionale, il nefando “schema Letta “, entrato in vigore nel 2014 che ha ridotto arbitrariamente la somma della rivalutazione delle pensioni al di sopra dei 1500 euro lordi mensili, incidendo pesantemente sull’intero importo dell’assegno, è bene ricordare che il taglio della rivalutazione delle pensioni , già ritenuto illegittimo dalla Corte Costituzionale, dovrebbe avere termine il 31 dicembre 2018, come è stato sempre affermato e promesso dai vari governi in carica. Anche perché attualmente le pensioni al di sopra di 1500 euro lordi mensili non hanno più potere d’acquisto a causa dei continui aumenti dei prodotti agro-alimentari per i disastri atmosferici nelle campagne, per gli improvvidi aumenti del consumo dell’acqua potabile, dell’energia elettrica, del gas, etc., tutti con le relative accise addizionali comunali, regionali e statali, per gli aumenti del canone di fitto degli alloggi con le relative spese condominiali, per gli aumenti dei ticket sui vari e necessari controlli sanitari, sulle visite specialistiche, sulle visite oculistiche, sulle protesi ortopediche e dentarie, sulle spese per la riabilitazione ed altro, oltre alle cifre astronomiche per la raccolta differenziata porta a porta per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Cosa che un governo attento, serio, responsabile dello stato sociale e della salute dei suoi cittadini non può e non deve ignorare prima che gli stessi precipitino inesorabilmente nel baratro della povertà. E’ bene ricordare inoltre che la classe media dei pensionati, soprattutto quella dei docenti della scuola pubblica primaria e secondaria che hanno percepito “stipendi di fame” ed anche “pensioni di fame” rispetto ad altre categorie della sanità e degli enti regionali a parità di laurea, professionalità ed impegno nel lavoro, ha già sopportato per i maldestri governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni e compagnia bella, solo ed esclusivamente per l’alto senso del dovere civico e per una sentita e responsabile solidarietà verso le classi più povere che dovrebbero avere tutti, un notevole taglio della rivalutazione delle pensioni con la promessa però da parte di tutti i governi che si sono succeduti che dal 1° gennaio 2019 si sarebbe tornati “alla normalità” della predetta rivalutazione secondo le regole della perequazione contente nella legge 388\2000, che, come è noto, prevede un meccanismo più equo della predetta rivalutazione delle pensioni per un’ovvia e dovuta giustizia sociale. A proposito poi del corpo docente della scuola pubblica primaria e secondaria, senza voler fare un “Cicero pro domo sua”, è bene tenere presente che durante l’attività lavorativa, remunerato come già detto, ha pagato per 40 anni gli oneri riflessi previsti dalla legge anche per la futura pensione e per la futura assistenza sanitaria con una tassazione esosa del 43% ed ora durante l’età pensionistica continua a pagare quasi tutto ed anche a subire un taglio della rivalutazione della propria modesta pensione a causa dei vergognosi decreti dei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni che hanno perseguito il rigore contabile richiesto dall’Europa senza però nessuna strategia operativa di come rilanciare il sistema economico e produttivo dell’Italia. Noi siamo fermamente convinti che sia giunto il tempo di finirla con questa continua “macelleria sociale“ per la dignità stessa di questa categoria benemerita che ha sempre lavorato, facendo della propria professione una vera e propria missione. Il limone del corpo insegnante è stato prima e dopo già spremuto molto. Le risorse economiche necessarie, delle quali lo Stato ha bisogno per onorare i suoi gravosi impegni nazionali ed europei, si devono reperire con una equilibrata e costante determinazione dalla concreta lotta all’evasione e all’elusione fiscale, dalle pensioni d’oro e da tutte quelle categorie di persone che vivono da “nababbi”, preoccupate soltanto di come vestirsi per andare al ristorante in voga e chic o quale località lussuosa scegliere marina o montana per il weekend settimanale o per le vacanze e che hanno a disposizione una ricchezza superflua che non sanno come investire. La paura di un eventuale trasferimento all’estero dei loro capitali non può essere un alibi per nessun governo né un motivo valido per continuare a tartassare i pensionati, perché le leggi per impedirlo ci sono, basta applicarle coraggiosamente. Pertanto una classe dirigente seria e responsabile che governa una nazione non può considerare, come hanno fatto i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, l’unica fonte di reperimento delle risorse economiche le pensioni con decreti molto discutibili. L’abilità di chi governa non è quella di perseguitare chi le tasse le ha pagate e continua a pagarle, ma è quella di affrontare decisamente e coraggiosamente, con ogni mezzo a disposizione, quelle categorie di persone che diventano sempre più ricche a discapito delle altre. Come sarebbe opportuno rivedere con l’Europa i parametri del Trattato di Maastricht e tutti quei trattati penalizzanti per l’Italia, perché sono modificabili in quanto non sono il Vangelo. Solo così si potrebbe pagare nel tempo l’enorme debito pubblico, ma anche si potrebbe salvaguardare la stabilità dell’area dell’eurozona senza continuare a tartassare i pensionati. Gli stessi sindacati nazionali sono intervenuti in merito, sostenendo che “la rivalutazione delle pensioni è una questione di equità che il governo deve garantire (sic)” è tempo anche che l’Europa sia la casa di tutti gli stati membri che credono in una solidarietà tra i popoli per uno sviluppo e un progresso economico e sociale comunitari. L’attuale rivoluzione francese dei “gilet gialli“ dev’essere per tutti un monito, prima che la stessa possa estendersi a macchia d’olio tra le popolazioni europee che dovessero trovarsi nelle medesime condizioni di difficoltà economiche e sociali. Intelligenti pauca.

Monopoli (Bari) 5 Dicembre 2018 Walter Laganà
Due volte Sindaco della Città di Monopoli-
V.Presidente della Casa d’Europa di Puglia e dei Paesi del Mediterraneo “Aldo Moro”

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