Bari, salario minimo atto di civiltà: il convegno di Confil

Si è svolto sabato 19 dicembre presso il Nicolaus Hotel di Bari il convegno della Confederazione italiana lavoratori Confil che ha lanciato la campagna “Salario minimo, atto di civiltà” e contestualmente vi è stata la presentazione della Federazione lavoratori privati Confil – Felp. 

Presenti al convegno il segretario nazionale Confil Anna Regina, il segretario nazionale Confil Filpi, Giuseppe D’Ambrosio, l’assessore al Lavoro del comune di Bari, Paola Romano e l’onorevole Anna Rita Tateo della Camera dei deputati.

Il convegno “Salario minimo, atto di civiltà”

La Confil ha lanciato la campagna sul “Salario minimo garantito”, dopo il via libera del consiglio dell’Unione Europea all’avvio dei negoziati per l’introduzione, appunto, del Salario minimo Europeo.

Legislazione quella sul salario minimo di cui 21 Paesi europei su 27 si sono adeguati e non è più tollerabile che l’Italia ne sia priva: è arrivato il momento di dare attuazione all’art. 36 della Costituzione. “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Qual è la proposta della Confil? Fissare a 12 euro lordi all’ora il salario minimo per almeno 20 ore settimanali.

Gli interventi 

Francesco Maietta, segretario nazionale Confil Felp

“In Italia abbiamo un problema, che non è il solo salario minimo, ma anche quello medio risulta essere anche più basso rispetto al contesto europeo. Ciò vuol dire che gli italiani lavorano più ore. Oltre all’articolo 36, dobbiamo dare attuazione all’articolo 39: l’organizzazione sindacale è libera, il sindacato deve mediare. Quanto della produzione è dovuto alla manodopera? Quanto è il guadagno giusto dell’imprenditore? Il problema del salario minimo riguarda anche il medio”.

Domenico Pellegrini, componente del direttivo nazionale Confil

“Ci sono stati anni di proposte e discussioni: come può fare bene il salario minimo alla politica italiana? Bisognerebbe chiedersi se la contrattazione collettiva in Italia non funziona più. Questo è il punto di partenza, questo è il problema. Le sigle sindacali Cgil Cisl e Uil permettono salari incompatibili con l’articolo 36, cioè inidonei a garantire una vita dignitosa al lavoratore e alle proprie famiglie.

Le aziende non possono competere perché i lavoratori sono sottopagati. Il 10% dei dipendenti è esclusa dai minimi. La contrattazione collettiva da sola non è più in grado di svolgere il suo ruolo. È una scelta politica cui vanno aggiunti i dati pratici”.

Salvatore Buonamassa, vicesegretario nazionale Confil Felp

“Il salario minimo è atto di civiltà secondo noi lo sarebbe perché il povero era identificato col precario. Oggi ci rendiamo conto che questa situazione è superata. Negli ultimi 30 anni sono aumentate le disuguaglianze nella redistribuzione del reddito e in Italia a causa dell’austerità e delle riforme strutturali che hanno accentuato la diminuzione dei consumi e domanda interna. La questione è complessa e spinosa. Perché la scelta del salario minimo deve contemplare due esigenze di segno opposto: un salario minimo troppo alto potrebbe scoraggiare la domanda di lavoro o costituire o incentivare il lavoro nero. Noi come sindacato combattiamo, ma troppo basso potrebbe non garantire le condizioni di dignità: abbiamo la pressione fiscale più alta e si deve fare leva sulla riforma e salario minimo per aggiungere a un risultato accettabile”.

Luca Tristanich, componente direttivo nazionale Confil Felp

“Abbiamo detto col segretario che il salario minimo è un salario che deve garantire al lavoratore la più volte ribadita Dignità. Noi possiamo confermare e ribadire che già nella storia contemporanea questi strumenti si sono iniziati ad adottare nella Nuova Zelanda, nel Regno Unito. Come già detto in Europa abbiamo 21 stati membri su 27 che hanno adottato leggi specifiche e i restanti paesi? Il Parlamento europeo ha aperto i negoziati per disegnare trattativa comunitaria per garantire stato di vita dignitosa. Una soglia minima appare evidente, auspicale e necessaria la sua integrazione per ottimizzare”.

Giuseppe Filannino, dirigente sindacale Confil

“Per noi è attività di civiltà. La nostra quota 12, l’inizio per ritrovare la dignità come ingresso salariale. Si può fare, Nelson Mandela dice ‘alla fine un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso’. Questo è il nostro compito perché siamo diversi dagli altri sindacati, grazie anche a chi l’ha fondato. Il sindacato è morto negli stessi luoghi dov’è nato, dobbiamo avere il coraggio di dirlo e noi siamo il nuovo che vuole mettere i soldi in tasca ai lavoratori. Non vogliamo invadere il campo della politica, ma ci attiveremo con la stessa passione e competenza”.

Luigi Minoia, coordinatore organizzazione nazionale Confil

“Noi siamo fuori dal coro perché oggi c’è gente che ha fatto i sacrifici per arrivare dal Lazio, dalla Campania, dalla Basilicata, dalla Lombardia.

Ringrazio l’onorevole Tateo a farsi portavoce delle nostre proposte e che ha voglia di rappresentarci in parlamento. Ringrazio i delegati confil: abbiamo raggiunto un buon risultato e sono soddisfatto, la giornata di oggi si è aperta con Anna Regina che ha posto in evidenza il buon lavoro che abbiamo fatto, nonostante il 2021 sia stato un anno difficile che abbiamo superato con impegno, lavoro e con dedizione di tutti”.

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