Tentano estorsione con rateizzazione di 5000 € ai danni di un lido balneare, tre arresti dei Carabinieri

I Carabinieri della Compagnia Bari San Paolo hanno tratto in arresto tre pregiudicati baresi di 34, 27 e 17 anni con l’accusa di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso. I provvedimenti sono stati richiesti dalle Procure, Ordinarie e per i Minorenni di Bari, ed emessi dai rispettivi Giudici per le Indagini Preliminari. I fatti sono recentissimi e risalgono al 18 giugno scorso, quando i tre si presentano nel pomeriggio presso un lido balneare di Bari – Palese chiedendo del proprietario. Il gestore, presente, rimasto allibito dalla richiesta di 5.000 “per il clan di San Pio” fatta dal 34enne e dal minorenne, ha preso tempo dicendo che il proprietario non era in quel momento presente. I due si sono allontanati ripresentandosi un paio d’ore più tardi con un terzo soggetto, il 27 enne, ribandendo la richiesta estorsiva, non prima di aver fatto un accurato sopralluogo all’interno del lido. Alle rimostranze del titolare, che ha tentato di spiegare l’assenza di guadagni ad inizio stagione, i tre non si sono scomposti e, dopo che il minore ha polemicamente evidenziato che anche tutti gli altri lidi avevano tirato fuori la stessa scusa, hanno offerto un pagamento a rate. Alla fine i tre si sono allontanati dicendo che sarebbero ripassati a breve per incassare. Proprietario e gestore del lido si erano già rassegnati a pagare, quando, inaspettatamente, hanno ricevuto un’altra visita, stavolta erano i carabinieri in divisa della Stazione di Santo Spirito, ai quali non era sfuggito lo strano movimento del gruppetto di brutti ceffi che da qualche giorno bazzicava intorno ai lidi della zona. Di fronte alle precise contestazioni del comandante della Stazione, che aveva già identificato i tre, le vittime sono crollate e hanno confermato la richiesta estorsiva. Immediata l’informativa alle due Procure della Repubblica che, in tempi ristrettissimi, hanno richiesto ed ottenuto dai rispettivi G.I.P., le misure cautelari in carcere, con il riconoscimento dell’aggravante del metodo mafioso.