Il genio e il mare: il cuore del monopolitano Gianni Comes nelle sue parole e nelle sue opere

Sotto il mio balcone arrivavano le onde del mare.

Ogni ora bussavano al mio cuore,

aprivo la vetrata e sentivo le loro parole.

D’inverno gli occhi cristallizzati

guardavano lontano le onde.

Le mani si incollavano all’inferriata del piccolo balcone.

Le mie guance arrossivano al vento di tramontana.

Mi vergognavo dei miei sentimenti

e parlavo solo al mio cuore.

Dietro le mie spalle una voce mi diceva:

“chiudi, entra in casa, il mare ti gela, non è fatto per te!”.

Quella voce scioglieva il blu dei miei occhi

Che si fondevano in una lacrima salata.

 

È con questa poesia, intitolata Cuore in fondo al mare, che voglio iniziare questo contributo sul monopolitano Gianni Comes, pescatore, artista e uomo di profonda umanità, un “uomo di mare con i piedi per terra”, come è stato definito, che ho avuto la fortuna di conoscere dapprima tramite le sue opere e poi grazie ad una sincera amicizia e similitudine d’animo, che mi ha consentito di apprezzarne le straordinarie potenzialità. Comes nasce a Monopoli, nel centro storico della città, a poca distanza dal mare che segnerà le sorti non solo della sua vita privata, ma anche della sua produzione artistica: “il mare incanta, il mare commuove, ti chiama, ti spaventa” afferma. A sedici anni, resistendo al fascino ed alle lusinghe dello studio, sceglie di accettare le sfide più aspre e dure che gli riserva la vita di mare, continuando la tradizione di famiglia. Ogni notte, attraversando vicoli, strette e chiassi del borgo antico, saliva sulla sua barca, tornando la sera, e pur affrontando con orgoglio e passione le fatiche della pesca, ha continuato a coltivare negli anni l’interesse per la letteratura, la storia e l’arte, proponendosi come raro esempio di stimato uomo di mare e raffinato osservatore delle variegate sfumature dell’azzurro del cielo e del mare, di quel mare tanto ammirato, sofferto e rispettato.

Nel suo nobile animo, colmo di sublime ammirazione per la bellezza e la potenza della natura, con la quale si è confrontato negli anni quotidianamente, esplode un incontenibile desiderio di dare colore e forme alle sue intense emozioni, sostenuto da uno spiccato senso di osservazione, meditazione e descrizione del mondo che lo circonda. La straordinaria sensibilità, il talento naturale e la spiccata vocazione all’armonizzazione dei colori, gli hanno spianato la strada verso crescenti e lusinghiere affermazioni artistiche.

Contemplando le sue opere, non riesco a trovare accostamento migliore di termini che quello tra il genio e il mare, perché in questi due termini, a mio parere, è racchiusa l’essenza stessa delle opere di Comes, del quale in più occasioni è stata decantata la straordinaria umiltà e il suo senso di attaccamento alla sua Monopoli. Ma di fronte alla sua produzione artistica, non si può non evidenziare la forza di quello che può, a giusta ragione, essere considerato un vero e proprio genio, dal latino genius, sostantivo derivato dal verbo geno (“generare”, “creare”), quindi “forza naturale produttrice”, ovvero quella speciale attitudine naturale atta a produrre opere di importante rilevanza artistica, scientifica, etica o sociale. Le sue opere, infatti, esprimono una straordinaria forza innovativa, una inesauribile e sempre entusiasta voglia di ideare e sperimentare sempre nuove tecniche e produzioni artistiche, capaci di utilizzare materiali apparentemente inutili per l’arte, come un’incerata, una vecchia tenda da camera, una corda, una rete strappata, il tutto ravvivato con i classici e forti colori delle sue produzioni. E così la straordinaria creatività di Comes, prende forma, ad esempio, nei suoi “fari”, non una semplice immagine paesaggistica, ma uno straordinario mix di reale e simbolico che insieme si fondono in opere da “leggere” e interpretare. “Credo che il racconto sia lo scopo dell’arte – dice Leonardo Di Venere – Guardare i lavori di Gianni Comes è leggere il racconto della sua vita liberata dalla necessità di vivere ….. Anima, occhio e mano sono le sue impronte”. Il sentimento del sublime emerge con forza di fronte ai dipinti delle navi che sfidano le tempeste o di quelle grosse mareggiate che sembrano voler inghiottire il centro storico di Monopoli, così come in altre opere l’artista sembra voler trasmettere un sereno senso di riflessione e di quiete. Largo spazio è dato alla storia, in particolare a quella locale, come nelle opere in cui è rappresentato l’Approdo di Maria SS. della Madia.

Marsilio Ficino, nella seconda metà del ‘400, nella sua Teologia Platonica, a proposito dell’arte scriveva “E’ l’arte che modella dall’interno della materia come se il falegname fosse dentro il legno”: è proprio questa la sensazione che si prova nell’ammirare le sculture in legno realizzate da Gianni Comes nelle quali dal mitico legno d’ulivo sembrano staccarsi vive figure, quasi a voler divenire una concreta realizzazione della mente artistica.