Monopoli, crociera da incubo per il giornalista Giancarlo Fiume

Crociera con finale da incubo per circa 200 italiani, tra i quali una dozzina di baresi, in Martinica, la lussureggiante isola delle Piccole Antille appartenente alla Francia. Lo documenta il sito della Gazzetta del Mezzogiorno. “Tutta colpa del coronavirus, che per la sua diffusione sul territorio italiano – e per l’allarme conseguente rimbalzato in tutto il mondo – ha trasformato gli abitanti del Belpaese in un esercito di appestati e indesiderati dal resto del mondo”. Non basta, riporta il quotidiano pugliese, per una trentina di turisti italiani che avrebbero dovuto continuare il giro nei Caraibi con la nave della Msc per una seconda settimana, la crociera si è conclusa in anticipo: infatti le autorità locali non hanno voluto sapere ragioni e hanno deciso di rispedirli immediatamente in patria, incuranti delle loro proteste.

Ancora, il volo che da Milano avrebbe dovuto trasportare in Martinica i croceristi in arrivo, che avevano prenotato la nuova settimana a bordo della Msc, in quanto proveniente dalla Lombardia, considerata tra le zone nevralgiche del contagio da coronavirus, è partito completamente vuoto. Una condizione a quanto pare posta, anche questa, dalle autorità di Fort-de-France, capoluogo della Martinica. Dove si sarebbero registrati persino scontri tra polizia e manifestanti che chiedevano con forza alle autorità di respingere gli italiani in arrivo.
Tra i baresi che hanno partecipato alla crociera nei Caraibi c’è Giancarlo Fiume, giornalista, caporedattore della Tgr Puglia della Rai: «La parte finale della crociera è stata un’esperienza terribile – racconta subito dopo essere atterrato a Palese -, nella quale noi italiani ci siamo sentiti trattati come appestati o per lo meno come ospiti indesiderati».

Com’è andata? «Sono partito sabato 22 febbraio con un volo da Milano. Fino a domenica mattina, 29 febbraio, è andato tutto liscio – racconta Fiume -. Al momento di scendere nel porto di Fort-de-France dove secondo programma avremmo avuto qualche ora libera per lo shopping, inaspettatamente ci hanno fatti restare a bordo. “Problema tecnico”, dicevano».
Quindi? «È passato un po’ di tempo e ci hanno fatti sbarcare e salire sui pullman, con i bagagli. I pullman per un po’ sono rimasti fermi nel porto, poi sono partiti direttamente per l’aeroporto». Praticamente vi siete sentiti deportati? «In un certo senso, sì. Infatti i nostri pullman sono entrati direttamente sulla pista e si sono fermati sotto l’aereo appena arrivato, completamente vuoto, dall’Italia. Un Air Italy operato dalla compagnia spagnola Wamos. Ci hanno fatto accedere alla pista – ribadisce il giornalista barese – senza sottoporci ad alcun controllo doganale né di altra natura. Abbiamo dovuto aspettare due ore sull’autobus, sotto il sole tropicale di mezzogiorno, con l’impianto di condizionamento spento per prevenire la circolazione di aria, senza poter scendere ad acquistare una bottiglietta d’acqua».

Un incubo che per una trentina di italiani ha avuto il sapore amaro della beffa: «Quei connazionali che avevano prenotato una seconda settimana in giro per i Caraibi – narra ancora il testimone – in effetti non volevano scendere dalla nave e sono stati costretti a farlo». A proposito di questo drappello di connazionali che ha dovuto interrompere forzatamente la crociera, Msc ha poi fatto sapere che è pronta a rimborsare loro la parte della vacanza non goduta e che «offrirà uno sconto del 20% per una nuova prenotazione entro il 2020».
Fiume riprende: «Saliti sull’aereo, dopo un’ulteriore attesa di non so quanto tempo, siamo decollati per Milano. A Malpensa, appena arrivati nello scalo semideserto, a tutti i passeggeri è stata subito misurata la febbre». Fiume e gli altri baresi sono arrivati al «Karol Wojtyla» nel pomeriggio.

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