Coronavirus, rientro al Sud per migliaia di studenti

Tutti al sud. Guardando la mappa dei focolai in Italia del coronavirus si percepisce il pericolo soprattutto nelle regioni del nord, Lombardia tra tutte. La paura di essere contagiati è tanta e così l’esodo è sempre più insistente. Numerose le storie che giungono in redazione sui casi di rientro volontario di studenti e lavoratori, desiderosi di avvicinarsi alle proprie famiglie. Tanti, tantissimi i giovani che in questi minuti sono in viaggio per ‘spostarsi’ al Meridione e rientrare in famiglia, accanto ai propri cari. L’obiettivo è quello di ‘stare al sicuro’ o almeno questo è quello che sperano in molti anche se gli esperti raccomandano di non mettersi in viaggio e di limitare gli spostamenti. Sarebbe opportuno infatti fare la prevenzione prima al nord e solo in caso di risultati negativi allora si può pensare ad un eventuale viaggio. Tutti i cittadini, del resto, eccetto per quei Comuni che rientrano nella zona rossa, sono liberi di spostarsi. In questa psicosi da coronavirus, sarebbe opportuno che le persone di ritorno dalle regioni del nord interessate dall’espansione epidemica, oltre che dalle altre aree internazionali già definite a rischio (Cina soprattutto), di comunicare alle autorità sanitarie locali il loro rientro in modo da valutare misure di quarantena attiva volontaria presso il proprio domicilio anche in assenza di sintomi. Stiamo affrontando una emergenza sanitaria internazionale e affinché le misure che si mettono in campo siano efficaci occorre la collaborazione di tutti i cittadini. Tutti preoccupati dunque per il virus che fino a ieri (7 marzo) aveva causato in Italia 233 vittime. L’esodo è iniziato dunque con conseguenze a tratti allarmanti. Ad essere coinvolti nella ‘grande fuga’, non sono solo le persone provenienti dalla Lombardia. Troviamo anche lavoratori e studenti dal Piemonte, dal Veneto e dall’Emilia Romagna. Si inverte quindi, almeno per il momento, il solito trend che vede i pugliesi e la gente del sud andare via al nord per lavoro. Adesso è proprio il nord a svuotarsi

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