Monopoli, piazza chiusa, meglio tardi che mai

Tra riprese, foto e conferenza stampa (per pochi, non per tutti) indetta in piazza, si è consumato l’ennesimo atto dell’emergenza coronavirus a Monopoli. Piazza Vittorio Emanuele, luogo simbolo della città. è stata interdetta al pubblico così come altre piazze, parchi e aree verdi di pertinenza comunale. La misura si è resa necessaria per porre in essere ulteriori freni al dilagare dell’epidemia da Covid-19 e, in un certo senso, non giunge del tutto inattesa, vista e considerata la presenza di monopolitani che non hanno inteso rispettare il divieto di assembramento. Analoghi provvedimenti erano già stati presi da tempo e più repentinamente da altri sindaci pugliesi,  ma vale il detto “meglio tardi che mai”. Ora ci si augura che  l’inibizione di uno dei simboli della città possa davvero far capire a tutti la gravità della situazione. Tranquillizziamo anche gli utenti delle due edicole che resteranno normalmente aperte e accessibili.

STORIA DELLA PIAZZA

La “città nuova” inizia dalla zona del Palazzo Comunale verso la piazza ed è detta murattiana perché rientra nei provvedimenti che compì nell’ottocento Gioacchino Murat in Puglia. La parte antica è strutturalmente un labirinto per quanto attiene alle strade; invece la parte nuova ha una forma a scacchiera. Con Murat e con l’aiuto degli ingegneri monopolitani, è stata applicata la razionalità matematica e geometrica che si esprime in lunghi rettilinei che attraversano da una parte all’altra la città, parallelamente al mare; essi poi sono tagliati da altri rettilinei creando dei grandi isolati. Monopoli si distingue rispetto ad altri borghi dei paesi limitrofi perché la piazza è una delle più grandi di Puglia proprio come estensione. È disposta quasi a cerniera tra la parte nuova e l’antica. Le case intorno avevano un’altezza molto bassa, di un piano al massimo due. Fu approvato il progetto di abbattere le mura, piantare gli alberi di leccio e creare la pavimentazione come sistema particolare per far defluire le acque. La piazza è composta da due isole simmetriche divise da uno stradone. Su un lato c’è il Monumento ai Caduti, costruito nel 1924. Fu dedicato al Milite Ignoto, il soldato morto in trincea il cui corpo non era stato ritrovato e, dunque, non restituito ai parenti. All’apice del monumento un giovane romano stringe il gladio puntato verso Roma e si appoggia sul fascio littorio. Giù, su un lato, c’è la madre che conforta il figlio in partenza per la guerra, come attesta l’elmo, mentre dall’altra parte si nota che il figlio non è tornato dalla guerra e che la stessa madre, simboleggiante la Madre Patria (l’Italia) che ricorda i propri figli e il tributo di sangue versato: benedice la nuora ormai vedova, alla quale passa l’elmo, e il nipote rimasto orfano. C’è una nicchia simbolo di vittoria, proprio secondo gli elementi della retorica di quegli anni. Oggi la piazza è abbellita nuovamente da una fontana monumentale.

LE IMMAGINI DELLA CHIUSURA

 

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