INCHIESTA Case di riposo, prigioni senza scampo

L’EDITORIALE

La Puglia sembra ormai sulla strada giusta: ma per respirare dovrà necessariamente spegnere i focolai delle case di riposo. Anche oggi, il bollettino dei contagi conferma il trend positivo che vede attestati su un 5% dei campioni i nuovi positivi che oggi sono 82 (a fronte di 1.595 test) e portano a 2.716 il numero dei contagiati in tutta la regione. A incidere sul dato di oggi sono i 49 casi del foggiano in qualche modo da leggere in chiave di infezioni in una Rsa (residenza sanitaria assistita) per anziani: e in tal senso condizioneranno i dati delle prossime 24 ore anche quelli delle Rsa di Bari dove si è acceso un altro focolaio dopo i casi del centro di riabilitazione di Putignano e la Rsa di Noicattaro. Il caso delle case di riposo trasformate in prigioni senza scampo per tanti anziani soli o “parcheggiati” dai familiari a costi altissimi (la media delle rette varia da 1500 a 2000 euro al mese) merita più di una riflessione. La prima riguarda un fenomeno: una volta che il virus entra nelle case di riposo, gli anziani muoiono come mosche. I numeri sono impressionanti. Anche fuori dalla Puglia sta accadendo lo stesso: decessi e centinaia di infettati. Non solo gli anziani però, perché si stanno ammalando decine di operatori sanitari e assistenti, che per settimane hanno lavorato senza alcun dispositivo di protezione individuale. Entrando ed uscendo dal luogo di lavoro, ogni giorno. Dietro alla freddezza dei numeri, alla distanza che separa chi sta dentro questi ospizi e chi continua la sua vita fuori, ci sono però ragioni e sentimenti fortissimi spezzati senza neanche capire bene cosa stesse accadendo. Luoghi dove gli anziani non autosufficienti — insieme ai bambini le persone più fragili della nostra società — vanno via uno dietro l’altro e il personale scappa, perché intuisce che dentro a quei reparti l’unico destino che unisce tutti è quello del contagio. «I nostri vecchi non ce li ridarà più nessuno, ma ci stiamo organizzando in un comitato e abbiamo dato incarico a un legale di presentare una denuncia contro ignoti», spiega Leonardo L.R., nipote di una 90enne che lotta fra la vita e la morte; in più però ha visto infettarsi anche i suoceri settantenni, entrati in una struttura dopo che c’erano stati i primi morti. Nessuno li aveva avvertiti, li hanno fatti entrare con la mascherina, ma la nonna non l’aveva, come non l’aveva il personale sanitario. Quindi sono rientrati a casa e hanno infettato mezzo condominio, prima di stare male e di fare il tampone che li ha certificati anche loro come positivi.
Ora che il problema nelle residenze è conclamato, ospiti e parenti sono terrorizzati e il registro è simile ovunque: vietate le visite, voci di nuovi ammalati che si rincorrono, direzioni delle strutture bombardate di chiamate e richieste di chiarimento, lavoratori in malattia e mancanza di ricambio in corsia che trasformano le costosissime strutture in case di riposo. Eterno.

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