Scuola e coronavirus, la riflessione di Liliana Camarda

La scuola è sicuramente uno dei settori pubblici più colpiti da questa pandemia e nello stesso tempo oggetto di giudizi non sempre fondati come ormai accade da molti anni. Per tale motivo abbiamo deciso di seguire l’argomento scuola, partendo questa sera da una bella riflessione fatta dal dirigente scolastico del Primo Istituto Commprensivo “Vito Intini” di Monopoli, prof.ssa Liliana Camarda, che riportiamo integralmente.

… sono sempre stata per la “pace”, ho sempre cercato di evitare argomenti che potessero “accendere discussioni”, ma mai sono stata disposta a mistificare la realtà per questo amore. Così oggi voglio essere io a dire: “Ma cosa ne sapete? …Fate presto a parlare voi…!”
Mi rivolgo a quelli che, guardando con saccenza e un pizzico di commiserazione coloro che, come me, temono i comportamenti irresponsabili della Fase 2, coloro che, come me, hanno apprezzato la prudenza del Governo, coloro che, come me, apprezzano e stimano il nostro Presidente del Consiglio o anche, molto più semplicemente, coloro che, come me, hanno cercato di trarre il meglio da questo lungo lockdown, li hanno prontamente redarguiti con un “Fate presto a parlare voi! Cosa ne sapete…?”… ed in particolare mi rivolgo a coloro che questa frase l’hanno usata per offendere dirigenti scolastici, dsga, personale amministrativo e docenti quasi avessero rubato in tutto questo tempo lo stipendio, restando a casa senza lavorare… ignorando che cosa abbia significato per tutti noi attivare e gestire la didattica a distanza, i provvedimenti da emettere (con le connesse responsabilità), i turni da organizzare, il lavoro da gestire in modalità smart senza gli adeguati mezzi per garantire un servizio essenziale e tutti gli adempimenti relativi ad organici, pensionamenti, mobilità, ecc., senza parlare dell’acquisto e consegna di strumenti digitali a chi ne fosse sprovvisto… perché la scuola non è affatto stata, né è “chiusa”… ed ha continuato e continua a funzionare… solo che è entrata ancora più prepotentemente (perché lo faceva già prima, ve lo assicuro! … e chi vive con operatori della scuola lo sa bene!!!) nelle nostre case…
E non mi dilungo nei dettagli sul lavoro immane che stanno facendo i docenti perché nessun alunno resti escluso, per aggiornarsi, per re-inventarsi (in alcuni casi), per predisporre la piattaforma, preparare e caricare i materiali in piattaforma, correggere, valutare, restituire, produrre ancora, sostenere emotivamente… mentre continuano ad essere factotum nelle proprie case: mogli, mamme, cuoche, donne delle pulizie, supporter nei compiti dei figli, e persino tecnico del pc, parrucchiere ed estetiste! (Ovviamente, con alcune variabili, vale anche nella versione maschile)
… Altro che stare a casa gratis! Chiedetelo a loro! Hanno, abbiamo sempre lavorato più di quanto l’opinione pubblica immagini con stipendi “da fame” rispetto alle prestazioni offerte… Ora che sono altre le categorie che rischiano la fame, paradossalmente la vita, in questa circostanza, ci ha concesso un “privilegio”: la certezza di poter contare su uno stipendio a fine mese, quello stesso stipendio che fino a ieri tutti disprezzavano… e che ci stiamo sudando due volte…e anche più di due…
Facciamo presto a parlare? Vi assicuro che, se potessimo, preferiremmo di gran lunga tornare alla nostra quotidianità… ma… sapete qual è il colmo?
… il colmo è che non lo vorremmo tanto per liberarci da tutto questo stress che voi neppure immaginate e ritrovare la rassicurante didattica in aula, cui eravamo abituati… ma per ritrovare, piuttosto, il calore del contatto umano, della bellezza delle relazioni che si respirano in un ambiente educativo, nutrendoci degli sguardi dei nostri alunni, del mutuo scambio di emozioni che le distanze davvero le azzera… perché un pc può essere uno strumento per conoscere, ma solo un insegnante può accendere il gusto e la sete di conoscere e … e allora…: “Fate presto a parlare, voi! Cosa ne sapete???”
…Chi non ha mai lavorato in una scuola, si astenga dal giudicare i suoi operatori e ancor più dal pontificare sulle sue sorti…
(…e perdonatemi se sono stata prolissa… ma io sono figlia d’arte… La scuola è casa mia.)

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