Monopoli, quarantena, opposizione e “tacito accordo”

Com’è noto da ieri sera, chi rientrerà a Monopoli dalle altre regioni d’Italia potrà fare la quarantena presso alcune strutture ricettive della città. Prima di andare a commentare le reazioni dell’opposizione sulla questione, facciamo un passo indietro e torniamo a quello che, ad oggi, è l’unica fonte informativa “ufficiale”, in assenza di atti pubblici, delle iniziative dell’Amministrazione Comunale, vale a dire la diretta fb del Primo Cittadino Angelo Annese di ieri sera. Bene, al di là della questione strutture ricettive e “tacito accordo” così come ormai è stato definito, mi sembra opportuno soffermarmi sulle varie opzioni che il sindaco stesso ha fatto e che forse non sono state ben valutate. Dando per ovvio il fatto che molti di coloro che studiano o lavoravano al Nord stiano rientrando o intendano rientrare giù in Puglia, e quindi anche a Monopoli, Annese passa ad indicare le modalità in cui questo deve avvenire. Come si sa devono restare 14 giorni in quarantena fiduciaria, ma come e soprattutto dove deve svolgersi? “Nel momento in cui io rientro da Brescia – dice Annese facendo un esempio – e voglio andare a casa dei miei genitori o a casa mia, e a casa dei miei genitori c’è la possibilità di fare la quarantena in isolamento, ok, assolutamente consentito, l’importante è che non state vicino ai vostri congiunti e non si devono avere contatti sociali con i propri familiari e amici, una cosa del genere è fattibile se ci sono gli spazi necessari per garantire questo isolamento fiduciario. La seconda ipotesi, ho una seconda casa, posso andare lì a fare la quarantena? Assolutamente sì, i congiunti mi possono portare da mangiare ma lasciando fuori all’esterno la spesa e io poi esco a rientrarla“. Ma se non vi sono gli spazi necessari o non posseggo una seconda casa a disposizione? E qui spunta la terza ipotesi, quella già nota della quarantena presso alcune strutture ricettive della città a proposito della quale il sindaco ha detto “ho sentito da ieri, insieme all’assessore Iaia un po’ di attività, di strutture ricettive, mi sono interfacciato con le associazioni presenti nella nostra città e ho chiesto la cortesia di calmierare i prezzi, un tacito accordo tra noi e alcune realtà che hanno aderito, quindi chiamando anche al numero suddetto, si ha anche la possibilità di avere il numero di alcune strutture che hanno aderito a questa richiesta con un prezzo di circa 20 euro al giorno”. Al danno la beffa, ci verrebbe da aggiungere, perché al di là del prezzo calmierato e accessibile, dovuto alla disponibilità delle stesse strutture ricettive, pare evidente che siano i meno abbienti ad essere penalizzati dal provvedimento, cioè coloro che non posseggono case ampie, ma abitazioni di normali dimensioni, o non hanno la fortuna di avere una seconda casa ove soggiornare. Le differenze sociali insomma vanno a scapito, ancora una volta, dei più deboli. A questo punto ci viene spontanea una riflessione: e se non posso permettermi quanto mi chiede il sindaco? Se non posso pagare anche quelle “misere” 280 euro di permanenza presso le strutture ricettive? Già, perché pare si dia per scontato che tutti possano permettersi questa spesa, mentre, come ha anche detto lo stesso sindaco, a tornare saranno anche coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia. E’ stata presa in considerazione questa possibilità? Perché non pensare, piuttosto, anche a soluzioni alternative?  Possibilità di alloggi a disposizione del Comune oppure che il Comune stesso si faccia carico delle spese di soggiorno presso le strutture ricettive investendo parte dei proventi della tassa di soggiorno. Tutto questo non è nemmeno balenato nella testa dei nostri amministratori, purtroppo. E veniamo all’ultima parte della nostra riflessione. Nelle prime ore di ieri sera molti esponenti dell’opposizione sono apparsi molto confusi dalle notizie apparse sui social, delle quali non erano stati informati per nulla e soltanto questa mattina l’opposizione è venuta fuori con un comunicato ufficiale firmato dai consiglieri: Cecilia Matera, Francesco Tamborrino, Sonia Giulia Cazzorla, Carlo Maria Maione, Angelo Papio, Silvia Contento, nel quale si legge: “apprendiamo dalle dichiarazioni del Sindaco della sua preoccupazione di garantire il minor disagio possibile ai cittadini che rientreranno dopo il 4 maggio e dovranno rispettare la quarantena domiciliare obbligatoria. Un problema importante, che stanno vivendo i monopolitani costretti a tornare alla propria residenza, da fuori Regione, per ragioni economiche (chi ha perso il lavoro oppure chi, studente fuori sede, vive in famiglie che non possono più sopportare tale onere) o familiari (esigenze di salute proprie o di congiunti). La soluzione individuata è un “tacito accordo”, con alcuni operatori del settore ricettivo, per offrire ai rientranti un prezzo calmierato. Il tutto divulgato tramite social, indicando il numero di telefono pubblico che i nostri concittadini devono contattare per comunicare il proprio arrivo a Monopoli. Riteniamo inqualificabile che l’Amministrazione Annese affidi iniziative così importanti senza atti amministrativi dedicati e senza dare la stessa opportunità a tutti gli operatori interessati attraverso un semplice avviso pubblico (come, ad esempio, già avvenuto per gli esercizi commerciali che hanno manifestato la propria disponibilità ad accettare i buoni spesa). Purtroppo siamo costretti a prendere atto ancora una volta che la Commissione Covid-19, voluta dal Sindaco e avviata due settimane fa, al di là della sua struttura fumosa e poco funzionale, è l’ennesimo tentativo di fingere una partecipazione che non c’è. Chiediamo al Sindaco di far passare tutte le scelte in merito all’emergenza in corso dalla Commissione Covid-19, opportunamente rivista“. Si deve infine rilevare che al momento non esiste un elenco delle strutture convenzionate, né si conoscono bene i termini dell’accordo e cosa prevede per l’eventuale utente, ma confidiamo in un’ordinanza sindacale chiarificatrice.

Cosimo Lamanna

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