I “Metalmezzadri” della Termosud, l’ultimo Saggio di Paolo Covella

di ANTONELLA CAMPAGNA – Lui lo chiama “opuscolo”, ma è una storia con cui racconta promesse di sviluppo, scoramenti, fallimenti, riprese e speranze.  L’ultimo saggio di Paolo Covella, saggista e pubblicista ed ex segretario regionale della Cgil trasporti, si intitola “I Metalmezzadri della Termosud” con sottotitolo “cinquant’anni di storia politica e sindacale della più grande fabbrica di Gioia del Colle”. Qui si  descrivono fatti e circostanze, arricchiti da foto e materiali d’epoca, che mostrano l’evoluzione nel tempo dello stabilimento e delle relazioni ad esso connesse; dalla sua nascita, nell’agosto del 1966, ai giorni nostri. Commissionato  dallo Spi-Cgil, il libretto nasce con l’intenzione di creare “una memoria di comunità che possa trasmettere i valori condivisi” come si legge nella presentazione a firma del Segretario provinciale dello Spi Cgil di Bari, Alessandro De Mario. Il libro è gratuito e verrà distribuito subito dopo la sua presentazione. Un lavoro di ricerca in cui non si racconta solo delle vicende dei “metalmezzadri”, ovvero gli operai metalmeccanici che svolgevano contemporaneamente anche lavori agricoli, ma anche dell’imporsi della Fiom Cgil nella fabbrica, delle conquiste dei sindacalisti, delle titubanze della cittadinanza. Un breve manoscritto che scorre agevolmente, dedicato alla memoria di Luciano Lama e chiuso dall’intervento di un giovane operaio metalmeccanico- Fiom Cgil, Luca Nicastri. Prima della presentazione ufficiale, abbiamo voluto porre alcune brevi domande all’autore che gentilmente ha risposto.

Ci ha raccontato tutto della Termosud, ma quanto è stata amata e difesa dai cittadini?

“Nonostante gli sforzi che i sindacati e i lavoratori hanno fatto nel corso degli anni per legare la fabbrica alla città e viceversa,- spiega l’autore – non mi sembra che siano stati ripagati con eguale attenzione. Spesso quei lavoratori sono stati visti come privilegiati e, ancora più spesso, ha prevalso l’indifferenza tipica di una città che non “ama” la sua storia e nemmeno i suoi “monumenti sociali”. Salvo poi a pentirsene, come è accaduto per l’ospedale cittadino”.

Nel saggio si mette in evidenza il fatto che negli anni ’90 dopo diverse e trasversali proteste sfumò la possibilità di costruire un centro di ricerca sullo smaltimento dei rifiuti comuni e tossici. Oggi c’è Itea nello stesso sito che fa proprio questo, cosa ne pensa?

“La ricerca scientifica è il futuro di ogni progresso sociale. Ma, sul tema della ricerca sullo smaltimento dei rifiuti, per anni abbiamo registrato un sordo cortocircuito, non sempre in buona fede, tra aziendalismo miope, sballata comunicazione istituzionale, ecologismo primitivo e strumentalizzazione da parte della politica”.

Conclude con la speranza che dal Pnrr giungano risorse per la rinascita dell’azienda, ma sarà sufficiente o servirà agire in parallelo con l’ammodernamento delle infrastrutture?

“Da anni, ogni ipotesi di sviluppo che riguarda le azienda di ogni dimensione, se non viene supportata da una coerente politica industriale, è destinata a fallire. I rischi sono tuttora esistenti: oggi si cita il Pnrr come se fosse una vincita al totocalcio. Ma se il futuro della Termosud non verrà precisamente ricalibrato nell’ambito di una politica di rilancio che guardi al mercato e anche al territorio, resterà una schedina inutilizzabile”.

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