Monopoli, una grande affluenza per la “La Festa dei falò”

FOTO DI GIOVANNI BARNABA

Monopoli, «Finalmente dopo tre anni il tradizionale appuntamento con la festa dei falò è tornato a rivivere nella giornata di San Giuseppe. E possiamo dire che la manifestazione è stata accolta con favore dai monopolitani e dai tanti forestieri che hanno raggiunto la nostra città nel giorno in cui è stata rispettata l’antica tradizione dei falò che valorizza la nostra storia e le nostre tradizioni», afferma l’Assessore al Turismo Cristian Iaia.

Da sempre Monopoli celebra il Santo Falegname con l’accensione di cataste di legna, che simboleggiano il passaggio dall’inverno alla primavera, secondo un rito di origine pagana che brucia il vecchio per far spazio al nuovo. Una tradizione che affonda le sue origini nella notte dei tempi, divenuta una festa popolare acclarata e acclamata dalla gente, dalle famiglie del borgo antico che ogni anno si ritrovavano attorno ad un piccolo fuoco acceso nelle piazze, nei chiassi o nei vicoli per condividere un momento di festa tra canti e balli popolari, accompagnati dal profumo dei ceci arrostiti sui carboni ardenti.

La manifestazione è stata promossa dalla Città di Monopoli in sinergia con l’Associazione Operatori Centro Storico, nel segno della tradizione, con musica popolare, giochi e laboratori per bambini, zeppole e tanto divertimento. Ma anche musica con le live band in Piazza Palmieri (Gaetano Tasselli e La La Band), a Palazzo Martinelli (Gruppo Tammorra Felice) e dal “balcoscenico”, le band sui balconi, di via Garibaldi, via Porto, via Comes, Largo Porta Vecchia e Largo San Giovanni. E, poi, gli spettacoli itineranti con Vaga Band, sbandieratori, tamburi, giocolieri, trampolieri, mangiafuoco, serpenti e animazione per bambini.

«Il ringraziamento va a tutte le associazioni sul territorio che hanno collaborato e agli operatori e ai cittadini del centro storico che in sinergia hanno garantito la perfetta riuscita della manifestazione. Una tradizione che in città come nelle contrade deve essere mantenuta viva e tramandata alle future generazioni», conclude Iaia.

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