Conversano: Vittorio Farella sulla discarica Martucci “Si avvicino scadenze importanti e bisogna agire senza ulteriori indugi”

Vittorio Farella, presidente dell’associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”, in una nota afferma: Una valanga di prove evidenti che attestano lo stato comatoso di contrada Martucci non bastano a far desistere gli Uffici e la politica regionali dall’intento di continuare ad utilizzare quel sito. L’annuncio in tal senso è stato smascherato durante l’audizione in V Commissione consiliare regionale lo scorso 2 marzo in virtù della presenza della nostra associazione. La nostra partecipazione, infatti, mirava a svelare un arcano che avevamo già denunciato: il rinvio sine die richiesto, in sede di udienza presso il Consiglio di Stato lo scorso 16 febbraio, dai gestori degli impianti, ricorrenti in appello avverso la sentenza del TAR Puglia che aveva rigettato proprio le richieste della Progetto Gestione Bacino Ba 5 sulla procedura, cosiddetta “semplificata”, per la rifunzionalizzazione della vasca A dell’agognato (dalla Regione) lotto II per risolvere il problema della chiusura del ciclo dei rifiuti in Puglia.

Quanto accaduto ci aveva molto insospettito e fiutavamo perciò accordi in corso tra Regione e Società gestore degli impianti. Per questo abbiamo voluto intervenire alla V Commissione che era stata invocata dai Consiglieri Lucia Parchitelli e Francesco Paolicelli per sapere se i lavori previsti dall’emendamento Martucci al Piano Regionale dei Rifiuti stessero procedendo secondo le tempistiche dichiarate e con la corretta e regolare esecuzione delle attività di monitoraggio. Dopo l’intervento della Parchitelli è intervenuto il Presidente della nostra associazione che ha spostato il tiro sui tempi ormai oltrepassati per poter realmente pensare (a valle delle analisi ancora da eseguire e al loro eventuale esito positivo) al ripristino, con rifacimento, della vasca A. Il destino del sito, e dunque anche di quella vasca, è stato già segnato e decretato dal Consiglio Regionale, ovvero chiusura a fine 2025 e quindi verrebbe meno la convenienza e sostenibilità economica ad aprirla.

Proprio per questo ha chiesto agli organi regionali di dedicarsi, invece, alla immediata individuazione di un sito alternativo, senza perdere ulteriore tempo, pena una nuova emergenza rifiuti e di smetterla col rimpallo di competenze tra Comuni, Città Metropolitana e Regione, tenuto conto della estrema chiarezza della norma negli articoli 196 e 197 del T.U.A. E questa messa all’angolo ha prodotto risultati. Infatti mentre il Direttore di Dipartimento, Garofoli, in risposta alla Parchitelli, ha elencato la serie di difficoltà incontrate per rispettare i tempi previsti per analisi e monitoraggio, il Direttore dell’AGER, Grandaliano, ha subito svelato che nel precedente mese di gennaio i gestori dell’impianto hanno chiesto alla Regione un incontro, nel corso del quale si sono detti disponibili ad accettare una delle tre soluzioni proposte dal CTU Boeri nel corso del processo penale svoltosi davanti al GIP Mastrorilli per ripristinare detta vasca, senza però aggiungere altro. Nella replica sia la Parchitelli, sia noi stessi abbiamo chiesto come si conciliassero i tempi di chiusura con questa presunta operazione.

E qui Grandaliano si è sbottonato affermando che necessitava rivedere i tempi di chiusura degli impianti di Martucci per rendere realizzabile tale prospettiva poiché, letteralmente enunciava, “neanche se facessimo confluire tutti i rifiuti di Puglia riusciremmo a riempire la metà di quella vasca in poco più di un anno di attività” e l’operazione sarebbe stata antieconomica. A queste sue affermazioni c’è stata una netta presa di posizione sia della Parchitelli, che ha dichiarato che la legge regionale, per quanta la riguardava, non si toccava, sia per noi, che abbiamo sostenuto che questa operazione ardita e temeraria avrebbe dovuto superare non solo la resistenza ad oltranza dei comitati, associazioni, amministrazioni civiche e popolazioni del territorio, disposta con ogni mezzo legittimo possibile, ma che si trascurava anche un passaggio non indifferente, ovvero quello dell’udienza presso il TAR Puglia del prossimo 23 maggio, nel quale si discuterà il ricorso avviato dal Comune di Conversano su diverse questioni dirimenti per definire l’annoso problema, a cominciare dalle numerose criticità rilevate nel tempo e che inchiodano quel territorio ad una definizione, ex lege, quantomeno di danno ambientale accertato, di per sé inibitore di avvio di qualsiasi altra attività legata al ciclo dei rifiuti.

Ma anche sul rinvio dell’udienza del 21 febbraio, richiesta dal legale del Comune di Conversano, sul ricorso contro la Regione Puglia c’è da esaminarne le ragioni. I tempi completamente saltati del cronoprogramma delle attività ricognitive previste dall’emendamento Martucci al PRGRU rendevano di fatto inutile il dibattimento in quanto la condizione sospensiva dell’eventuale stralcio, a valle delle indagini analitiche dei pozzi spia, non era ancora verificata e peraltro noi, lavorando di concerto con l’avv. Amenduni e il Comune di Conversano, abbiamo fatto presentare a tale udienza anche la richiesta, indirizzata alla Regione Puglia e ARPA, dei risultati dei monitoraggi sui rifiuti RDB abbancati all’aperto in relazione all’Ordinanza Emiliano n. 3 per far fronte all’emergenza insorta a Martucci. Tale richiesta ha avuto riscontro il 2 marzo scorso ed ha rivelato novità degne di nota. Al momento si conoscono i dati relativi alla sola prima settimana, cioè dal 12 al 19 gennaio (starebbero per essere consegnati anche quelli relativi alle altre tre settimane), e fanno registrare dei valori di indice respirometrico molto ballerini, da 258 a 1135, con quest’ultimo valore decisamente fuori norma e che pertanto “ulteriori valutazioni in merito alla stabilità del processo e alla correlazione con rifiuti in ingresso e durata della stabilizzazione potranno essere effettuate a valle della ricezione degli ulteriori dati analitici, per i quali l’Agenzia ha inviato nota di sollecito al Gestore”.

Ma quel che è più l’ARPA segnala, nella stessa nota, “rispetto a quanto previsto nell’Ordinanza sono state rilevate alcune incongruenze per le quali sono stati chiesti chiarimenti al Gestore”. Ce n’è da stare all’erta, e lo faremo come sempre. Quello che non ci torna è la lentezza con la quale si sta affrontando l’argomento relativo alla individuazione del nuovo sito di discarica. Sul tema facciamo chiarezza. È la nostra Associazione che ha scoperto l’esistenza di un’indagine del 2014, a cura dell’allora Provincia di Bari, che identificava ben 28 siti di possibili discariche per rifiuti urbani (e sarebbe onesto se lo si ricordasse) che oggi permette potenzialmente la risoluzione della mancanza di siti alternativi, ma proprio su questo abbiamo insistito nella riunione della Commissione speciale Martucci del Consiglio Comunale di Conversano, alla quale siamo stati invitati a relazionare il 7 marzo scorso, nel non far decorrere i termini previsti dall’emendamento Martucci al PRGRU che letteralmente, in merito, dispone “In alternativa i Comuni della Città Metropolitana di Bari possono individuare altri siti di smaltimento aventi volumetrie disponibili rispondenti ai fabbisogni ed ai criteri localizzativi di riferimento, prevedendo l’entrata in esercizio non oltre il 2023” e di far perciò convocare un’immediata riunione del Consiglio della Città Metropolitana per effettuare una ricognizione sulla sussistenza della utilizzabilità dei siti di tale precedente indagine e quindi far procedere alla individuazione del sito prescelto, a norma di legge, da parte della Regione se trattasi di sito pubblico, o su attivazione degli stessi interessati, se trattasi di privati. E vorremmo infine ricordare che l’area Martucci, anche questo frutto di una indagine della nostra associazione, è stata classificata potenzialmente a rischio dallo stesso Consiglio Regionale fin dal 1997 ed inserita tra i siti da bonificare.

Ad oggi, nonostante si sia scoperto dai processi penali celebrati per quel martoriato sito che il lotto 1 ha ricominciato a produrre percolato (ricordiamolo, completamente senza protezione) e che il lotto 3 non vede estratto percolato ormai da 12 anni e nemmeno si sa se ancora ve ne sia, e in quale quantità all’interno dell’invaso, ancora non si interviene a mettere in sicurezza l’intera area e men che mai si parla di inizio post gestione del lotto 3, ferma dal momento della sua chiusura definitiva avvenuta nel marzo del 2011. E cosa dire della vasca B, semipiena e lasciata incustodita e in abbandono, dunque mai bonificata, da circa 11 anni? E ci siamo sentiti dire da Grandaliano, in audizione, che le vasche di discarica “non possono essere lasciate a metà” in quanto pericolose. Che sfacciataggine!

Riteniamo che ve ne sia di materiale per dimostrare in udienza, il 23 marzo prossimo, l’ineluttabilità della chiusura definitiva di questo triste capitolo di storia travagliata del nostro territorio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *