Lettere al direttore: Mariangela Mastronardi

Quello di sabato 7 luglio è stato, solo apparentemente, un fine settimana come tanti altri nel cuore dell’estate.

Ma è un sabato che, col suo forte maestrale, si è incuneato nel caldo opprimente dei giorni precedenti assumendo la forza di un vento trabordante umanità.

A noi baresi, la visita ecumenica di papa Francesco in San Nicola, fa assaporare il gusto della rivoluzione, che rompe la melina ecclesiastica sulla pace in Medio Oriente. Su invito di Bergoglio, per la prima volta, le chiese cristiane, con un documento unitario, invocano la pace in quell’angolo del pianeta, culla di civiltà e focolaio apicale di conflitti mondiali. Si chiede un impegno all’unità e alla fratellanza non solo ai cristiani, ma a tutti gli uomini di buona volontà e supera l’idea che sia ormai vintage essere pacifisti in un mondo così bellicoso.

E poi, sin dall’alba, spinta dal vento, s’innalza la marea delle magliette rosse. Sui social impazzano i selfie con l’hastag “porti aperti” o “per fermare l’emorragia di umanità”.

Don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele, l’instancabile promotore di Libera, pensando che le parole di commento, di biasimo, di lutto, di lacrime e sconcerto per dire delle vite umane sepolte nel mare, risuonino ormai vecchie e usurate dal tempo, lancia l’iniziative delle magliette rosse. Il messaggio è semplice: indossiamo per immedesimarci nel dramma degli sbarchi, una tshirt dello stesso colore di quelle usate dalle mamme migranti per coprire il corpicino dei propri bimbi così da renderli più riconoscibili al momento dei soccorsi.

In pochi giorni, grazie ai suoi principi fermi, netti, chiari e forti, don Ciotti raccoglie le adesioni di associazioni, di singoli, di donne e uomini su tutto il territorio nazionale.

Brevemente, sentendo l’invito come un potente lievito di coscienze, ci si organizza anche a Monopoli, per una passeggiata nel centro storico.

Siamo poco meno di un centinaio e il camminare insieme, con solo la voglia di dare voce a coloro che in genere non vengono ascoltati, ci fa sentire in sintonia con le fresche correnti d’aria che spazzano il lungomare. Con un fondo di mestizia, ci rendiamo conto che la nostra città dovrà continuare a sognare di poter vedere un sindaco o un prelato accodarsi al pacifico corteo.

Meno facile da comprendere e meno sopportabile è l’assenza dei cattolici soprattutto giovani che frequentano abitualmente le parrocchie, perché in fondo la fede significa sentirsi interrogati dalla propria storia, e non uscirsene.

Sarebbe bello se potessimo, almeno quando gli appelli giungono da persone credibili che frequentano le trincee più difficili e aspre, essere orgogliosi di una comunità animata da curiosità e vivacità intellettuale.Sono impegni piccoli e battaglie che rispondono a una voce profonda e che possono comporre quell’alfabeto necessario per immaginarci cittadini del mondo.

Monopoli 15 luglio 2018

Maria Angela Mastronardi

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