Monopoli: “Manisporche chiede al sindaco Annese di differenziarsi dal suo predecessore

NUOVA RICHIESTA DI CONFRONTO SULLA RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA PORTUALE

La progettazione di oltre 4 ettari di superficie, per circa 38mila mq di edifici, gestita in assoluta
autonomia dal Privato, senza alcun controllo né intervento del Comune, rappresenta una gravosa
responsabilità sulle spalle dell’attuale nuova Amministrazione, che si autodefinisce in assoluta
continuità con quella che ha governato la città negli ultimi dieci anni
L’aver negato ai cittadini di Monopoli, non solo il doveroso confronto sul progetto di un’area tanto vitale e strategica per lo sviluppo urbano, ma addirittura la semplice presentazione anche dell’ultima variante del progetto della Società Solemare per la riqualificazione dell’Area Portuale – Ambito P1, a pochi giorni
dalla possibile approvazione definitiva in Regione da parte degli Enti sovraordinati preposti, costituisce un inqualificabile atto di arroganza politica e un vero e proprio abuso di potere.
La rinnovata procedura di Accordo di Programa (AdP), avviata dal sindaco Romani lo scorso 6 giugno
(dopo che la precedente era stata bocciata per manifesti errori progettuali) ha già ricevuto da parte del neo sindaco Angelo Annese una nuova convocazione per il prossimo 31 luglio, quando in Regione si terrà la 2ª Conferenza di Servizi (CdS) e gli accordi potrebbero irrevocabilmente chiudersi.
E’ rimasta senza alcuna risposta la nota del 3 giugno 2018, a firma delle forze politiche di minoranza
(Partito Democratico, Lista civica Manisporche, Lista civica Cittadini in Movimento, Partito Liberi e
Uguali), nella quale si chiedeva ufficialmente l’annullamento dell’apertura della nuova procedura per
illegittimità di diversa natura, tra le quali alcune di metodo (nessun passaggio in Consiglio comunale o in
Commissione consiliare, come richiesto dalla Delibera d’indirizzo n.32/2017) e alcune di opportunità formale (a quattro giorni dalla fine del mandato, prima di un cambio di Amministrazione i cui tempi ancor oggi non sono certi, e che costringerà gran parte del dibattito a svolgersi nel mese di agosto, dato che l’AdP deve concludersi entro il 4 settembre 2018).
Il progetto, a seguito di numerose e importanti osservazioni degli Enti sovraordinati competenti, tra cui la Soprintendenza e la Regione Puglia (Dipartimento Mobilità, Qualità urbana, Opere pubbliche, Ecologia e Paesaggio), è stato significativamente modificato dalla Società proponente, tanto da definirne una quarta versione e il nuovo Sindaco sentire l’esigenza di presentarlo ai Consiglieri Comunali in maniera informale (stante, appunto, il ritardo nella proclamazione degli stessi).
Il verbale della prima CdS dello scorso 6 giugno, lacunoso e addolcito dalla redazione fatta dal Comune di Monopoli, è stato, per fortuna, completato dalle relazioni di alcuni Enti preposti, che hanno segnalato i principali punti di intervento, tra i quali spicca la richiesta di una migliore illustrazione di dove si evinca il prevalente interesse pubblico (il chi-fa-cosa, ripetutamente sollevato dal geom. Loschiavo della Regione Puglia, e in che modo venga soddisfatto il criterio dell’interesse pubblico) e una maggiore interazione reale dell’area portuale in esame con l’assetto dell’intera città, non solo dal punto di vista ambientale ed edilizio, ma soprattutto urbanistico e funzionale, in linea con la posizione strategica dell’area oggetto dell’intervento.
Non possiamo non notare come, nell’arco di tre anni e quattro varianti progettuali, lo schema di assetto
funzionale di base del progetto si sia enormemente avvicinato a quanto proposto da tecnici e cittadini
già nel gennaio 2016, ridefinendo una migliore interazione tra il porto e la città, e ristabilendo un assetto
viario parallelo e non perpendicolare alla linea di costa, come da consolidata tradizione storico-urbanistica di Monopoli.
Tutto questo ci porta ad affermare che, se l’Amministrazione Romani avesse promosso, invece di negarlo
ostinatamente, quel percorso di partecipazione e condivisione, sollecitato per anni in città da molti e
con ogni mezzo, oggi il cantiere della Solemare sarebbe già aperto, con innegabili vantaggi per l’intera
collettività, oltre che per il privato.
Questo non può ancora succedere, e non è detto che succeda, perché invece di proseguire sulla strada della concertazione, si prosegue per correzioni successive, strettamente connesse agli input condizionanti degli Enti, dai quali dipende l’esito dell’Accordo di programma, senza alcuna passione e senza più perseguire proprie attenzioni progettuali (tecniche e politiche).
In questi giorni abbiano cercato con tenacia una mediazione, che evitasse gli errori più gravi, in vista dello sviluppo globale del territorio, ancora presenti nel progetto. Più che spiegabili, non dovendo il Team di progettazione del Privato porsi questioni di carattere urbanistico generale o d’interesse pubblico, che non lo riguardano né gli competono.
Così abbiamo trascurato volutamente aspetti specifici del progetto come l’assenza di una caratterizzazione dei materiali costituenti le due ciminiere e i costi del necessario consolidamento statico.
Obiettivo della conferenza stampa del 18 luglio, invece, è stato presentare tre punti strategici, ineludibili
per un’accettabile soluzione progettuale concordata, di ultim’ora, e che, se prontamente accolti,
potrebbero rendere il progetto molto più forte in Conferenza, in quanto permetterebbero al neo Sindaco di farsi realmente interprete dell’interesse generale e rappresentando finalmente la volontà dell’intera
Comunità di fronte agli Enti preposti.
Così, prendendo anche atto delle interessanti e preoccupate domande emerse, non solo dai giornalisti
presenti ma anche dai rappresentanti dei circoli nautici, dei cantieri navali e dei condomini limitrofi
all’area in questione, abbiamo messo in evidenza che:

1. data la strategicità dell’area, sarebbe stato giusto e qualificante indire un concorso pubblico di
progettazione architettonica, almeno sulle superfici comunali e demaniali
2. il progetto del Privato dovrebbe tenere ben in conto la presenza di strutture portuali nelle aree
demaniali adiacenti
3. sotto l’aspetto della compensazione urbanistica e del rispetto del preminente interesse pubblico,
stante il comportamento silente e passivo dell’Amministrazione, non sembra che il Privato stia
offrendo un granché alla comunità:
a. la consegna dell’edificio Gaslini e delle ciminiere, senza opere di ristrutturazione, senza
demolizione e smaltimento, risultano più uno sgravio per il Privato che un valore aggiunto
sul piatto dell’accordo con il Comune;
b. la rinuncia a 20mila metri quadrati di terziario, peraltro inevitabili per l’impossibilità di
dislocarli nell’area, è stata abbondantemente compensata dalla scelta autonoma del Privato di
riservarsi ulteriori 7mila e cinquecento metri quadri di residenze;
c. l’unico stabile comunale, frutto dell’edificabilità dell’area già pubblica in Cala Fontanelle, è
stato inserito in posizione del tutto infelice, al di sotto di una pista ciclabile;
d. oltre ad alcune opere di urbanizzazione, peraltro difficilmente distinguibili tra quelle di legge
e quelle di accordo, restano solo i costi di demolizione della vecchia fabbrica, sostenuti
qualche anno fa, su personale e caparbia sollecitazione del sindaco Romani e ammontanti a
poco più di 1milione di euro che, a fronte di 38mila metri quadri di costruzioni non
sembrano assolutamente proporzionati.

CHIEDIAMO AL SINDACO ANGELO ANNESE

a. di differenziarsi dal suo predecessore sulla vicenda e di prendere in considerazione la presente
proposta, valutando con attenzione ogni spunto e intervento provenienti dai suoi cittadini, per meglio
rappresentare le istanze della collettività, incluse le condizioni riportate nella delibera di Consiglio comunale n.32/2017, più volte tradite e che pure, ad oggi, rimangono l’unico “baluardo” per un’azione degna del Primo Cittadino b. che in Conferenza di Servizi venga definitivamente precisato in cosa consista il prevalente interesse pubblico, alla base dell’Accordo di programma, a carico di chi ricadano i costi dei vari interventi e a quale titolo.
c. l’asse stradale, prolungamento dell’attuale via Vasco (vicino all’ingresso del porto commerciale), deve
rimanere carrabile per esigenze legate all’attuale sistema di mobilità urbana, non superabili in tempi
brevi
d. le “piastre”, edifici a un piano ricavati nel salto di quota tra il quartiere ottocentesco e le banchine
portuali, devono essere dedicate, almeno nelle aree di cessione al Comune, prevalentemente a un vasto
parcheggio interrato nascosto, indispensabile a una rimodulazione e ampliamento delle zone pedonali
all’interno dello stesso quartiere ottocentesco;
e. in assenza di una concertazione progettuale tra privato, proprietario delle aree originarie, e saperi
esperti della città (inclusi i portatori di interessi delle categorie coinvolte), l’area di cessione al Comune
(almeno il 50% di quelle private) deve rimanere omogenea e ubicata dalla parte dello specchio d’acqua
del porto.

Angelo Papio
Consigliere comunale – Movimento Manisporche

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