“Riscoperta” antica chiesa rupestre a Monopoli

A darne notizia è il prof. Walter Laganà su “una precisa indicazione dell’agricoltore monopolitano Carlo Angiulli, che insieme al defunto padre Filippo, per moltissimi anni è stato un geloso custode e uno strenuo difensore contro l’ingordigia di ogni speculazione edilizia, che avrebbe voluto distruggerlo. La chiesa rupestre, risalente al X o XI secolo, è interamente scavato nella roccia che si trova a nord di Monopoli in Contrada Baione nella zona industriale, sottostante alla Ditta Lomuscio Hotellerie, lungo una lama ivi esistente, che in passato era anche attraversata da un ruscello, oggi asciutto. Il tempio del casale circostante, nonostante si trovasse lungo il percorso della strada romana-Traiana, è stato per lungo tempo nascosto da un mastodontico, frondoso e rigoglioso fico selvatico che ne impediva l’accesso, oltre ad un penoso stato di abbandono a causa di un terreno incolto circostante con ogni tipo di erbacce, rifugio preferito di uno sciame di zanzare, mosche, vespe ed altri tipi di insetti. Recentemente – si legge ancora nel comunicato – grazie anche all’opera encomiabile e gratuita di bonifica del predetto Angiulli, è stato possibile visitarlo, con tutte le precauzioni del caso, insieme al fotografo monopolitano Paolo Formica. Il tempio, come le altre chiese ipogee del territorio monopolitano costruite lungo le numerose lame, anch’esse attraversate da corsi d’acqua, oggi asciutti, si presenta con un ingresso con lunetta incorniciato da un arco in pietra. All’interno esso ha un impianto planimetrico rettangolare con due pilastri che sorreggono gli archi che dividono la chiesa in tre navate con una volta piana. Sul fondo della navata centrale v’è l’abside con un altare a forma di cubo preceduta da un’iconostasi. Un sedile basso corre lungo l’esterno dell’abside. Inoltre sono presenti alla sinistra dell’abside due nicchioni. Sui pilastri sono incise delle croci e sono scavate delle cavità che dovevano servire per poggiarvi le lucerne. Al centro dell’abside v’è una conca d’acqua, che doveva forse servire come fonte battesimale. Il tempio architettonicamente è molto interessante. Gli affreschi, forse esistenti, sono stati coperti da continue imbianchiture a causa del suo utilizzo in passato come abitazione di fortuna o per eventuali attività clandestine, data la presenza all’interno di un’infinita quantità di bottiglie di plastica. Si spera che gli organi preposti alla salvaguardia di questi monumenti di inestimabile valore storico, artistico, religioso, vogliano intervenire con un regolare vincolo per la loro conservazione, in quanto sono la testimonianza di un’epoca antica della civiltà monopolitana“. Il sito era già noto, oggetto di approfondimento da parte di molti studiosi ed è appositamente segnalato con un punzone apposto dalla Regione Puglia, non una “scoperta” freschissima, insomma, ma la notizia potrebbe rappresentare l’occasione per una sua maggiore tutela e per la generale valorizzazione del patrimonio rupestre cittadino. Nel video la segnalazione fatta dal sottoscritto già l’anno scorso.

Cosimo Lamanna

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