Anziani e covid -19, non è solo colpa del virus

Vogliamo aprire questo pezzo con una riflessione di Don Mimmo Belvito che parte da una citazione della Bibbia: “Àlzati davanti al capo canuto, onora la persona del vecchio” (Levitico 19, 32). “Non è solo il coronavirus il responsabile della morte di tanti anziani nelle strutture di “accoglienza“ – dice Belvito – è il cuore malato e pervertito di alcuni che indegnamente operano in quelle strutture e che, dopo essere stati colti in flagrante a maltrattare anche solo verbalmente uno degli ospiti, non dovrebbero mai più entrare a contatto con i nostri nonni e genitori che sono i custodi delle nostre radici. L’emergenza covid -19 è solo la punta di un iceberg di tutta la perversione che c’è sotto e che sarà oggetto del giudizio di Dio e spero anche di quello della magistratura! Triste realtà in un mondo dove Dio era stato dimenticato e per questo l’uomo, il debole, sfigurato!“. La riflessione di don Mimmo ci consente di fare un’analisi, sintetica ma si spera efficace, dello stato complessivo della nostra società nella quale, l’epidemia, non ha fatto altro che mettere a nudo tutto quanto già esistente, celato, o che forse facevamo finta di non vedere. E’ l’esito della morte dei valori, di quel nichilismo di cui tanto si parla da almeno cento anni e del quale ci rendiamo conto degli effetti solo nei momenti di particolare crisi, quali guerre ed epidemie per esempio. E proprio stamattina leggevo una riflessione del filosofo Galiberti secondo il quale “Potrebbero esserci dei cambiamenti migliorativi: una depurazione dal sovraccarico di superficialità che ha caratterizzato questo secolo e una fortificazione dei legami affettivi. Non credo che saremo più soli, quanto “diversamente soli”. L’umanità ha sempre saputo gestire le difficoltà. Ce lo insegna la storia e i conflitti mondiali che hanno caratterizzato il Novecento. Adesso siamo in una fase di cambiamento epocale. Da circa un secolo, infatti, l’umanità non ha subito cambiamenti significativi e ora si trova ad affrontare qualcosa di epocale. Che prima o poi arrivasse era prevedibile, anche se nessuno poteva immaginare che sarebbe stata un’epidemia a cambiare le nostre vite forse per sempre”. La riflessione conclusiva si lega ad una canzone:“E un Dio che è morto, nei campi di sterminio Dio è morto, coi miti della razza Dio è morto, con gli odi di partito Dio è morto”: così in una canzone di Francesco Guccini cantata dai Nomadi. L’anno prima della pubblicazione della canzone, 1966, una copertina del TIME era dedicata a un movimento teologico americano conosciuto proprio come “Morte di Dio”. Tra i suoi esponenti c’era il rabbino Richard Rubenstein, noto per i suoi contributi sull’Olocausto. Per Rubenstein Dio è morto ad Auschwitz. Ma non è stato ucciso nei campi di concentramento: lì l’umanità ha solo compreso che l’assassinio era stato compiuto e si è svegliata. Oggi Dio è stato ucciso per la seconda volta, ma speriamo che l’umanità sia in grado di risvegliarsi davvero.

Cosimo Lamanna

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *