Monopoli e il 25 aprile (di Cosimo Lamanna)

Nel settembre 1939, in Germania fu aperto uno dei campi di prigionia nazista lo STALANG VII-A in MOOSBURG, che ospitò prigionieri di guerra di 26 nazionalità, che lottarono contro la Germania.Tra i prigionieri anche mio padre Lorenzo con altri monopolitani Tobia, Natale e altri che non ricordo i nomi. Il campo fu liberato dagli americani il 29 aprile 1945. Mio padre arrivò a Monopoli a fine giugno“. E’ con questo post del monopolitano Domenico Leoci che vogliamo aprire questo nostro contributo dedicandolo a tutti coloro che patirono e morirono per liberare l’Italia e il mondo, dalla minaccia nazifascista. L’anniversario della Liberazione, o molto più semplicemente il 25 aprile, è un giorno fondamentale per la storia d’Italia e assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze armate alleate, dall’Esercito Cobelligerante Italiano ed anche dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall’8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista. Il 25 aprile 1945 Milano insorge e prende il sopravvento sui nazifascisti e questa data fu scelta, in seguito, nel 1949, come anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, anche se a tutti gli effetti la definitiva liberazione di tutta l’Italia settentrionale venne completata il 1° maggio. Nella liberazione italiana giocò un ruolo fondamentale la Resistenza. Questa fase della guerra in Italia fu, contemporaneamente, una guerra di liberazione nazionale contro i tedeschi, responsabile di una brutale invasione e di un dominio politico e militare insopportabile, una guerra civile tra italiani sui fronti contrapposti partigiano e della Rsi e, infine, una guerra di classe per quella parte dei resistenti di sinistra che vide nello scontro anche l’occasione per una rivoluzione nei rapporti sociali. Non a caso i partigiani si raggrupparono ben presto in bande organizzate in base all’orientamento politico. Le Brigate Garibaldi erano comuniste, le Brigate Matteotti socialiste, le formazioni di Giustizia e Libertà si rifacevano al Partito d’Azione e non mancavano formazioni democristiane e perfino autonome vicine ai liberali (dette “azzurre”) di orientamento filomonarchico. Pur nelle divisioni interne, tuttavia, le diverse anime della Resistenza seppero fare fronte comune contro la minaccia nazifascista e basterebbe questo per mettere la parola fine al tentativo di fare del 25 aprile una festa divisiva. Al 25 aprile venne presto associata Bella ciao”, un canto popolare italiano, nato dopo la Liberazione e diventato celeberrimo perché fu idealmente associato al movimento partigiano italiano. Nonostante sia un canto popolare italiano, legato a vicende nazionali, è tuttora noto in molte parti d’Europa come canto di ribellione contro il nazifascismo. Festeggiare un evento storico significa contestualizzarlo per tramandarne le motivazioni e anche lo spirito a chi non ha vissuto in quegli anni e, in questo, anche la musica fa la sua parte. E allora è lecito chiedersi come mai, anche quest’anno come accompagnamento musicale ai festeggiamenti è stata scelta la canzone “La canzone del Piave”, conosciuta anche come “La leggenda del Piave”, una delle più celebri canzoni patriottiche italiane composta nel 1918 e maturata nel contesto storico sociale della Grande Guerra? Per carità, nulla contro un’altra canzone simbolo della nostra storia, peraltro adottata provvisoriamente come inno nazionale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 in sostituzione della marcia reale, ma perché non dare il senso storico esatto alle cerimonie? Perché considerare la Resistenza e Bella ciao “comuniste” quando la storia ci dice qualcosa di diverso? Forse è in caso di riflettere anche quando si depone una semplice corona d’alloro, perché passare dal fare reale memoria degli eventi, che è il vero senso della “Festa”, a una semplice parata a è un passo molto breve.

(La foto di copertina è di Domenico Leoci)

 

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