Monopoli, a cosa serve un’App Segnala Odori? (di Giuseppe Deleonibus)

A COSA SERVE UN’APP SEGNALA ODORI?

È da diversi giorni che mi interrogo sull’effettiva efficacia di un’App per segnalare gli odori.

Penso sia uno strumento poco efficace se non addirittura scientificamente inappropriato.

A Monopoli, probabilmente, non abbiamo solo problemi di odori e questo i nostri amministratori dovrebbero saperlo da un pezzo! Tra le emissioni che spesso e volentieri attanagliano Monopoli ci sono anche quelle di miscele di composti gassosi che producono anche molestia olfattiva ossia gli “odori molesti”.

In più per quanto riguarda le emissioni odorigene, l’attività di contrasto risulta molto difficile infatti pur esistendo norme tecniche applicabili per la loro valutazione e misura, ad oggi in Italia l’inquinamento olfattivo non è inquadrato specificatamente dal legislatore e mancano completamente dei riferimenti normativi sui livelli di accettabilità (limiti di immissione ed emissione) degli odori e del disagio olfattivo (unica eccezione è contenuta nel D.M. 29/01/2007 che richiama le Migliori Tecniche Disponibili per i Biofiltri).
Per quanto concerne l’aspetto “inquinamento” dell’emissione odorigena, non esiste
norma specifica, ma solo studi dibattuti, sul fatto che sostanze odorigene siano un
“inquinante”, gli utlimi studi si posizionano sul fatto che l’emissione di sostanze odorigene, possono costituire “un inquinamento”, infatti l’esposizione ad emissioni odorigene prolungate può causare disturbi e provocare sensibilizzazione (vedi ARPAT News).
Nella legislazione nazionale, non è presente una normativa dedicata agli odori, la
lacuna normativa statale, ha consentito alle Regioni di legiferare in materia, tanto che la
nuova norma (il D. Lgs. 1 83/2017) stabilisce proprio “la competenza” delle Regioni, in sede di autorizzazione, di prevedere misure di prevenzione e limitazione appositamente
definite per le emissioni odorigene. Quindi, l’art. 272-bis del codice ambientale – introdotto dal D.Lgs. 15 novembre 2017, n. 183 in attuazione della Direttiva (UE) 2015/2193 del 25 novembre 2015 – non ha introdotto una disciplina organica ed esaustiva delle emissioni odorigene, lasciando alle Regioni il compito di regolamentare il settore; il legislatore statale si è però riservato la possibilità d’introdurre valori limite e prescrizioni generale destinati a valere uniformemente per l’intero territorio nazionale.
Nell’ordinamento italiano, fra le norme di primo livello erano assenti disposizioni
volte a disciplinare le emissioni odorigene e gli impatti olfattivi mediante criteri
quantitativi; vi erano solo criteri qualitativi:
– art. 674 codice penale;
– art. 844 codice civile;
– art. 177 del D:Lgs 1 52/20061
– R.D. 27 luglio 1934 n.1 265, “Approvazione del Testo unico delle leggi sanitarie” Capo 111, artt. 216 e 217 (delle industrie insalubri) e successivi decreti di attuazione
ed in particolare il D.M. 5 settembre 19994.
Inoltre, c’è da aggiungere che con la sentenza n. 178/2019, accogliendo parzialmente un ricorso del Presidente del Consiglio dei ministri, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali varie disposizioni della legge della Regione Puglia 16 luglio 2018, n. 32 (Disciplina in materia di emissioni odorigene).
Vieppiù (magari i tecnici comunali e gli esperti incaricati dal Comune già lo sanno) che il Testo Unico Ambientale non prevede limiti alle emissioni di sostanze odorigene dagli impianti, nè metodologie o parametri per valutare la rilevanza o meno del livello di molestia olfattiva da essi determinato, limitandosi a qualche riferimento o enunciazione di principio riguardo alla problematica dell’impatto olfattivo (come ribadito da ARPAT Toscana).

È pur vero però che una recente sentenza della Corte di Cassazione riconduce le molestie provocate dalle emissioni di cattivi odori al “getto pericoloso di cose” e riconosce il valore probatorio delle testimonianze dirette, vista l’impossibilità di accertamenti tecnico-scientifici.

Ma ciò vuol dire che qualcuno debba sporgere denuncia. E allora una segnalazione è equivalente ad una denuncia di fatto con le relative conseguenze del caso? Chi si assumerà l’onere di “difendere” chi segnala?

Ma poi quanto è costata questa App? Chi l’ha realizzata?

Eppure sarebbe stato, magari, opportuno acquistare centraline portatili come hanno fatto a Terni, dove, come riportato da La Stampa, dal 10 gennaio 2017 è attivo l’esperimento Air Selfie e sono stati consegnati i primi apparecchi a medici e vigili urbani. Non mere segnalazioni soggettive.
L’apparecchio portatile “sembra una borsetta, una macchina fotografica a tracolla, un marsupio. Invece è una centralina portatile di monitoraggio della qualità dell’aria. I cittadini la indossano e si trasformano in sentinelle ambientali, fornendo in tempo reale dati che chiunque potrà consultare sullo smartphone, sapendo se e quanto è inquinata l’aria che respira sul balcone di casa, davanti all’ufficio, nel parco giochi dei figli e in quali aree della città si respirerà meglio”.
Queste centraline sono già utilizzate all’estero e hanno costi accessibili (attualmente costano 230 dollari ossia circa 220 euro , ma presto se ne troveranno a circa 120 dollari). Tra l’altro l’Unione Europea intende inserire questi sensori portatili nella legislazione ambientale.
Come spiega il giornale telematico Umbria Domani, “alcune decine di cittadini della conca ternana verranno dotati, nelle prossime settimane, di sensori portatili-indossabili, delle dimensioni di un pacchetto di sigarette, che misurano in tempo reale le concentrazioni di polveri fini che i cittadini inalano, nel corso della giornata, durante il tragitto dei propri spostamenti.
Quel tragitto verrà tracciato attraverso la localizzazione GPS dello smartphone, che invierà le misure via via compiute dal sensore portatile-indossabile al Sistema Informativo Ambientale di Arpa Umbria […]che le analizzerà e confronterà con quelle registrate dalle centraline della propria Rete di Monitoraggio dell’Inquinamento Atmosferico.
L’elaborazione di questi dati porterà alla realizzazione e diffusione della ‘app’ AirSelfie alla quale ogni cittadino potrà chiedere quale sia la qualità dell’aria nei luoghi ove si troverà lungo la giornata, avere un’indicazione della sua personale esposizione all’inquinamento atmosferico nel corso degli spostamenti in città o prevedere per le ore successive in quali aree della Conca si avrà una migliore qualità dell’aria.
I dati di esposizione della popolazione così rilevati e sistematizzati serviranno ai medici , agli epidemiologi e alle Istituzioni sanitarie per la loro valutazione di rischio per la salute associato all’impatto dell’inquinamento atmosferico.
I sensori sono frutto di una collaborazione di Arpa Umbria con la più avanzata realtà statunitense nel campo della sensoristica miniaturizzata per l’ambiente: Arpa coinvolgerà le più innovative start-up umbre del settore per promuoverne la crescita in un campo in rapido sviluppo.”

Se davvero si volesse far conoscere ai cittadini il carico odorigeno sulla nostra città forse sarebbe più utile l’acquisto o il nolo di un naso elettronico in grado di determinare non solo il carico odorigeno ma anche la concentrazione di altri composti chimici potenzialmente inquinanti.

Se solo avessimo amministratori curiosi o che conoscono la materia. Se solo avessimo tecnici che davvero conoscono la materia o che sappiano quel che avviene nel mondo…non solo ad un palmo dal proprio naso…

 

Nota a cura dell’ing. Giuseppe Deleonibus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *