A Monopoli c’è “aria pesante”

Un dato oggettivo dal quale partire c’è, ed è la puzza persistente diffusasi anche ieri sera e in maniera molto percepibile in tutta la città, come attestano le numerose segnalazioni di cittadini monopolitani. Pochi giorni fa il sequestro di un opificio aveva lasciato ben sperare nella soluzione del problema e qualcuno, forse troppo entusiasticamente, aveva anche parlato di soluzione del problema, ma così evidentemente non è stato e non è. Qualcuno ha inizialmente pensato che i cattivi odori provenissero sempre dalla stessa fabbrica, visto che il materiale è ancora lì, ma come si spiega la puzza di bruciato che molti cittadini hanno percepito? Anche alcuni esponenti del mondo della chiesa stanno più volte richiamando l’attenzione degli organi preposti sulla necessità di fare controlli. Don Mimmo Belvito segnala che “questa sera una donna settantenne a causa di questo odore ha avuto una crisi di vertigini, mal di gola e sudorazione oltre che di forte scoraggiamento in un clima di clausura in cui l’aria criminale entra nelle nostre case…” Ma i controlli dove sono? Il monitoraggio ambientale, con l’emergenza coronavirus, sembra essere scomparso e qualcuno, evidentemente, in questo periodo sta giocando sporco, approfittando della forzata segregazione dei cittadini in casa per la quarantena. E allora non possiamo che rimandare al sindaco Annese il suo stesso invito, è cioè quello di avvalersi delle segnalazione anonime dei cittadini per aiutare i controlli in materia di lotta anti covid -19. Perché non fare la stessa cosa per l’inquinamento dell’aria? Perché non dar peso al grido disperato di molti monopolitani? Perché lasciare ancora nella penombra un problema, come accade ormai da tanti anni, in una città di 50.000 abitanti? Se la salute è un bene primario, come si dice, lo deve essere sempre e non solo di fronte ai virus.

Cosimo Lamanna

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