I contagi arrivati in 740 scuole, allarme dei dirigenti

Casi Covid in oltre 740 scuole italiane e arriva l’allarme dei presidi: «la gestione delle misure necessarie a garantire la prosecuzione delle attività didattiche in sicurezza è estremamente difficoltosa», dice il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi Antonello Giannelli con la curva dei contagi che si mantiene stabile – in 24 ore ci sono stati 1.851 nuovi casi, circa duecento in più rispetto a martedì ma rilevati grazie a 15mila tamponi in più – e la Campania che per il terzo giorno consecutivo fa segnare l’incremento più alto. Giannelli ha scritto al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina elencando i vari problemi che i dirigenti scolastici si trovano a dover affrontare: le diverse prassi adottate dalle singole Asl nella gestione dei casi sintomatici, come gestire i docenti che sono in quarantena in rapporto alla didattica a distanza, i tempi di consegna dei banchi monoposto e quelli del conferimento degli incarichi di supplenza. I presidi, in applicazione del Protocollo d’intesa, chiedono la convocazione “con urgenza” del Tavolo nazionale permanente, in modo da affrontare le criticità.

Il ministro deve fronteggiare anche il nuovo attacco dei sindacati che in una lettera ai parlamentari tornano a chiedere lo stop del concorso straordinario – che dovrebbe partire il 22 ottobre – e un «ripensamento della procedura”: non produce effetti immediati sulla scuola in termini di assunzioni, dicono, ed espone il personale coinvolto a un rischio, con un possibile aumento dei contagi. La replica di Azzolina arriva al question time alla Camera: il concorso è sicuro, «non ci sarà assembramento né concentrazione dei candidati, al di là di quello che qualcuno dice in modo strumentale». Ma il ministro, sempre in Parlamento, risponde anche a parte delle richieste dei presidi, assicurando che “nell’arco di pochi giorni” tutti i docenti – compresi dunque quelli previsti dall’organico Covid aggiuntivo – «saranno in cattedra». Affermazioni che i sindacati contestano visto che, dicono, ci sono ancora centinaia di supplenti da nominare. Un quadro più chiaro di quali siano le reali criticità ancora sul tavolo – al di là degli annunci delle varie parti in causa – si avrà comunque tra qualche settimana quando sarà chiaro l’impatto della riapertura delle scuole sulla curva epidemica e quanto tempo ci vorrà per mettere a regime il via libera ai tamponi rapidi previsti dalla circolare di Speranza. Dal bollettino quotidiano del ministero della Salute emerge intanto una situazione stabile. +1.851 contagi in 24 ore che portano il totale a 314.861, circa duecento più di ieri ma con 105.564 tamponi contro i 90.185 di martedì. Cala lievemente invece l’incremento delle vittime – 19 nelle ultime 24 ore contro le 24 del giorno precedente – mentre le terapie intensive continuano la lenta salita: altri 9 malati in più per un totale di 280. C’è però un dato che preoccupa più degli altri ed è legato a come si sta muovendo il virus. Da giorni infatti la Campania è la regione più colpita e oggi, terzo giorno consecutivo, ha fatto segnare il maggior incremento, con 287 nuovi casi. Anche il Lazio resta un osservato speciale, con 210 casi in un giorno, più di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Preoccupazioni confermate dal rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla Salute coordinato dal consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi. Da giugno ad oggi i contagi in 4 regioni – Sardegna, Campania, Lazio e Sicilia – hanno fatto registrare incrementi che vanno dall’80 al 150%. «Dobbiamo mantenere alta l’attenzione e intervenire con tempestività nei territori che mostrano un rialzo dei contagi” dice Ricciardi. Lockdown locali, dunque, in caso di necessità. Fondamentali come lo è il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale in ambito ospedaliero, a partire da un rinforzo delle terapie intensive e sub intensive, tramite appositi piani di riorganizzazione predisposti dalle regioni. Sulla questione c’è stata oggi una riunione tra la conferenza delle Regioni e Domenico Arcuri: il dl rilancio affida infatti al Commissario per l’emergenza l’attuazione dei piani o la possibilità di delegare ai presidenti di regione il compito. Al momento solo 9 regioni hanno chiesto la delega, mentre le altre 11 devono ancora decidere come muoversi.

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