Conversano: Farella «Si avvicinano scadenze importanti ed ancora ombre inquietanti su Martucci»

Vittorio Farella, presidente dell’associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”, in una nota afferma: Mentre si avvicinano scadenze rilevanti per i destini immediati del sito Martucci (peraltro già avviato ad una chiusura definitiva poiché fra meno di due anni – entro la fine del 2025 – ci sarà in ogni caso la cessazione di discarica nelle vasche di servizio e soccorso, come Regione Puglia ha già deliberato) legate a giudizi amministrativi in corso, altre preoccupanti novità vanno ad aggiungersi ad un quadro di ormai chiara ed inaccettabile evidenza per quegli accidentati luoghi. Ma andiamo per ordine.

Nei prossimi giorni di questo fatidico febbraio, il 16 e il 21, si terranno le udienze presso il TAR Puglia che riguardano due importanti aspetti che potrebbero preludere all’eventuale riapertura delle vasche di servizio e soccorso del lotto 2. La prima è quella relativa alla discussione riguardante la desiderata rifunzionalizzazione della vasca A, che la Progetto Gestione Bacino Ba 5 vorrebbe eseguire con una risistemazione “semplificata” (a suo giudizio migliorativa), bocciata dalla Regione, che invece richiede venga eseguita secondo quanto ha prescritto il Giudice del processo penale, ovvero seguendo le indicazioni prescritte dal CTU, ing. Boeri.

Tale provvedimento della Regione è stato impugnato dai gestori dell’impianto complesso presso il TAR Puglia, con richiesta aggiuntiva di sospensiva della disposizione regionale, che è stata rigettata dallo stesso TAR ma impugnata dai gestori presso il Consiglio di Stato. Quest’ultimo, a sua volta, non concedendo tale sospensiva ha comunque ordinato l’udienza di merito in tempi ravvicinati, entro il marzo del 2023, e tale data è stata poi fissata dal TAR Puglia, appunto, per il 16 febbraio. Se i giudici amministrativi pugliesi dovessero accettare le ragioni dei ricorrenti (ma il rigetto della sospensiva quasi sempre è preludio negativo) la Progetto Gestione Bacino Ba 5 potrebbe operare per la ricostruzione e riattivazione delle vasche di servizio e soccorso, con conseguente riapertura e piena operatività del processo di discarica.

Tutto ciò a condizione che le verifiche tuttora in corso sullo stato e condizioni delle aree, sotto osservazione investigativa degli organi tecnici di controllo, non diano risultati negativi. La seconda udienza, fissata per il 21 febbraio sempre davanti al TAR Puglia, riguarda invece il ricorso del Comune di Conversano avverso il PRGRU, nella sola parte riferita alla sorte del sito Martucci, che noi abbiamo tanto sollecitato e poi sostanzialmente contribuito a produrre. Ad oggi si è costituita la parte contro interessata, la Progetto Gestione Bacino Ba 5, ma non la Regione Puglia.

Nel contempo il Comune di Conversano ha prodotto ulteriore documentazione a sostegno delle tesi già esibite nonché memorie conclusionali, anche in relazione alle tesi prodotte dagli intervenuti gestori dell’impianto complesso. In questo caso il processo soffre di una definizione sospensiva non ancora avverata, ovvero quella riportata nell’emendamento, cosiddetto Martucci, al PRGRU, che prevedeva scadenze precise per tale definizione (attività investigative e geognostiche che avrebbero dovuto concludersi entro il 30 aprile 2022; eventuale entrata in esercizio del lotto II vincolata all’avvio delle misure di prevenzione attivabili ai sensi dell’art. 240 del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. al fine di ridurre i rischi potenziali). Pertanto si tratterebbe di un’udienza interlocutoria in attesa di una definizione che potrebbe risultare perfettamente inutile, laddove i risultati delle indagini in corso portassero alla risoluzione della sospensiva in senso negativo alla riapertura.

C’è però, nel panorama delle novità, un altro e più importante tassello per la esplicitazione dell’impatto contaminante e di degrado dell’area Martucci, che puntualmente abbiamo segnalato e fatto introdurre nel procedimento giudiziario de quo fra i documenti probatori del suo stato comatoso. Il 9 dicembre scorso infatti l’ARPA , in una sua nota, indirizzata alla Progetto Gestione Bacino Ba 5 e agli organi istituzionali competenti, comunicava, ai sensi dell’art. 244 del D.Lgs. 152/06, il superamento della concentrazione soglia di contaminazione del ferro nel pozzo P1, facente parte della rete di monitoraggio delle acque sotterranee dell’installazione gestita da quella società ed invitava ad intervenire per gli adempimenti di legge conseguenti.

A strettissimo giro. Il giorno seguente, i gestori dell’impianto riscontravano la nota affermando che il fenomeno riscontrato “non è in alcun modo imputabile a questa società” e che “nonostante ciò, cautelativamente, ai sensi dell’art. 245 comma 2 del D.Lgs. 152/06, invia, secondo la procedura di cui al comma 2 dell’art. 304, comunicazione del superamento della CSC per il ferro nel pozzo P1 (550 microg/L contro una CSC di 200 microg/L)” agli Enti interessati, ritenendo peraltro che “al momento non vi siano interventi di prevenzione da attuare”.

La Città Metropolitana, quasi un mese dopo, il 5.1.2023, in riscontro alla nota della Progetto Gestione Bacino Ba 5 del 10.12.2022, reagisce affermando che “la presente si colloca a seguito delle note (ARPA, n.d.r.) di richiesta di definizione dettagliata del quadro contaminologico dell’area di discarica, l’ultima delle quali è la prot.17566 del 04/03/2022, e si inserisce in un quadro (critico, n.d.r.) di risultanze analitiche ribadite-confermate” e dunque “ai fini dell’attuazione di quanto compete, ai sensi del Codice dell’Ambiente, si ritiene opportuno richiamare la lettura del combinato disposto sia dell’art.242, commi 1 e 3 (descrizione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza da adottare), sia dell’art. 245, comma 2 (il proprietario o il gestore dell’area deve attuare le misure di prevenzione secondo la procedura di cui all’art. 242), invitando perciò ad “attribuire iter coerente con la vigente normativa alla comunicazione oggetto del presente riscontro, ossia se trattasi di avvio o non avvio delle procedure secondo quanto sopra richiamato ai sensi di legge” e in ogni caso si richiedeva espressamente di “dare attuazione alle dovute misure di prevenzione e messa in sicurezza di emergenza”.

Concludendo di “restare in attesa degli elementi minimi procedimentali richiesti su cui innestare l’avvio delle attività di propria competenza”. Nulla di più chiaro ed esplicito rivolto, innanzitutto, ai gestori degli impianti.

Insomma piove sul bagnato e la saga delle deviazioni ed interpretazioni di parte continua, rappresentando una situazione immaginaria, come se nulla fosse, mentre, d’altra parte, latitano sempre più interventi impellenti per mettere in sicurezza quelle aree devastate.

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