MOLA Omicidio Bruna, l’ex citerà una società telefonica: “Quattro anni in carcere per un errore”

Avrebbe trascorso quattro anni nella cella di un carcere per una cella (telefonica) sbagliata. Per questo i difensori di Antonio Colamonico, assolto mercoledì dalla Corte di Assise di Appello di Bari – dopo quattro anni e mezzo trascorsi in carcere – dall’accusa di aver ucciso l’estetista Bruna Bovino, nel dicembre 2013, nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari. Secondo gli avvocati Massimo Roberto Chiusolo e Nicola Quaranta, l’errore nell’individuazione di una cella telefonica sarebbe stato decisivo per la ricostruzione dei tempi dell’omicidio fatta dalla Procura e posta a fondamento dell’arresto di Colamonico, condannato a 25 anni di reclusione in primo grado poi assolto in appello. I pm ritenevano che la donna fosse stata uccisa alle 17, mentre un testimone, un amico della vittima, ha sempre sostenuto di averla vista viva poco dopo le 18, orario in cui Colamonico era a Polignano. Una perizia tecnica disposta nel processo di secondo grado, su richiesta delle difese, ha accertato l’errore causato dall’omonimia di due strade, dimostrando che il telefono del testimone, dopo le 18, agganciava effettivamente una cella telefonica non lontana da Mola. I legali annunciano che procederanno alla richiesta di risarcimento nei confronti di una nota società telefonica

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